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la Costituzione ride, ma è una cosa seria close

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Il modello Stanhome e l’ipertrofia nelle candidature alle elezioni comunali

in profstanco / by Gian Luca Conti
03/05/2019

Nardella e Bocci

Votare e vendere prodotti per la casa

Apparentemente il modello di vendita della Stanhome non ha molto a che fare con le elezioni locali, nemmeno nei comuni con più di quindicimila abitanti. Ma è un modello di vendita che funziona: si convince una casalinga che potrebbe mettere da parte qualche soldo e vincere qualche premio se riesce a vendere dei prodotti di buona qualità alle amiche e la casalinga, di solito, ci riesce. Una cosa è vendere tre bottiglie di detersivo alle amiche, una cosa vendere un pancale di detersivi ai clienti di un supermercato.

Le elezioni locali, almeno a Firenze e almeno negli ultimi anni, funzionano più o meno nello stesso modo. Read more →

Salvini e la Diciotti: la responsabilità ministeriale come recinto

in profstanco / by Gian Luca Conti
24/03/2019

Il recinto dello Stato di diritto

La responsabilità politica dei ministri è assoluta e incondizionata: nessun ministro può chiedere di essere assolto dal rapporto di fiducia che lo lega – tanto indissolubilmente quanto precariamente – al Parlamento.

La responsabilità penale dei ministri conosce un giudice speciale (il Tribunale dei ministri) e una esimente extra ordinem. Se il ministro ha agito a tutela di un interesse costituzionalmente rilevante o per il perseguimento di un preminente interesse pubblico, l’art. 9, legge cost. 1/1989 stabilisce che la camera di appartenenza, ovvero il Senato se il ministro non è un parlamentare, possa negare l’autorizzazione a procedere nei suoi confronti. Read more →

L’intollerabile fascista: Tajani non si candida come Sindaco di Empoli

in News / by Gian Luca Conti
15/03/2019

Il fascismo ha fatto cose buone?

Tajani ha detto qualcosa che è suonato più o meno come il fascismo ha fatto cose buone anche se non possono non essere condannate le leggi razziali e l’omicidio Matteotti. Più o meno nelle stesse ore, il Sindaco di Empoli, che dovrà sfidare fra pochi mesi un politico locale proveniente dalle file di Fratelli di Italia, ha scoperto che Mussolini era stato nominato cittadino onorario anche del suo paese e ha deliberato la revoca di quell’antico provvedimento.

La prima cosa che viene in mente è: che noia!

La seconda è che Tajani, sostanzialmente, ha espresso un giudizio politicamente storico sul fascismo mentre la signora Barnini ha espresso un giudizio morale sul capo responsabile del regime fascista e si tratta di due cose diverse.

La Costituzione condanna il fascismo?

La Costituzione non accetta la possibilità che sia ricostituito il disciolto partito nazionale fascista nella XII disposizione transitoria e finale.

La Repubblica italiana ha tollerato due movimenti politici che avevano molto in comune con le aspirazioni del “disciolto”: il partito dell’Uomo Qualunque di Guglielmo Giannini e il Movimento Sociale Italiano di Michelini ed Almirante, prima, e di Fini, poi, e ha previsto che i capi responsabili del regime fascista potessero essere tenuti lontani dalla vita pubblica solo per un breve periodo di tempo (cinque anni).

La posizione costituzionale sul fascismo è una posizione prudente e ragionevole che considera una realtà di fatto l’esistenza di numerosi fascisti nella società civile di allora e l’adesione – qualunquistamente convinta – della maggior parte degli italiani durante il ventennio al regime fascista.

Gli apoti della congregazione di Prezzolini – coloro che non se la sono fanno dare a bere – quando scrivono la loro costituzione condannano il fascismo ma accettano i fascisti, riconoscendo il bisogno di integrarli nella vita democratica come una necessità costituzionale.

E’ quello che probabilmente avrebbero fatto anche Piero Gobetti e i fratelli Rosselli se fossero sopravvissuti alla politica sanguinaria delle nostre camicie brune.

Il fascismo in Parlamento

Il fascismo non ha amato il Parlamento anche se la Camera dei deputati, durante il ventennio, si era assolutamente invaghita del fascismo, come si conviene a un’assemblea che era eletta attraverso l’adesione da parte degli elettori alle liste precompilate dal Gran Consiglio.

La distanza fra il nostro Parlamento e il modello parlamentare fascista si percepisce bene nel modo di votare le leggi: le leggi fasciste venivano approvate per acclamazione, spesse volte cantando Giovinezza.

Così è stato nel 1938 per le leggi razziali.

Il Parlamento repubblicano “vota”, non acclama: chi acclama si unisce a una folla di cui condivide il sentimento. Il voto, nell’art. 68, Cost., e anche in 67, invece, è il risultato di una opinione che il membro del Parlamento esprime a titolo individuale assumendosi la piena responsabilità politica del proprio voto anche in dissenso dal gruppo al quale appartiene e dal quale può essere espulso.

Per questa ragione, l’art. 64, terzo comma può essere considerato un principio fondamentale e una delle disposizioni più lontane dal fascismo della Costituzione.

Parlare oggi di fascismo e di Mussolini

Parlare oggi di fascismo non può esaurirsi nel dire che ha fatto anche cose buone oltre che quelle orribili che conosciamo tutti. Significa ricordare un parlamento che non conosceva altro modo di esprimersi che l’acclamazione e avvertire, con un certo disagio, che anche la nostra aula, sia al Senato che alla Camera, vede troppo spesso i membri del Parlamento aderire senza alcuno spirito critico alle istruzioni dei loro capigruppo.

Tajani non ha peccato nella sua affermazione, correttamente criticata da chi ha osservato che anche un serial killer magari è stato bravo a scuola. Ha peccato perché non ha considerato l’essenza del fascismo per la Costituzione come un metodo inaccettabile di formazione delle decisioni pubbliche.

Ma anche la Sindaca Pd di Empoli, forse, ha espresso un giudizio un po’ avventato togliendo la cittadinanza onoraria della sua città a Mussolini. Non perché questo sia anacronistico: lo è sicuramente. Ma perché se avesse guardato alla verità di quel provvedimento amministrativo, avrebbe trovato un consiglio comunale e un podestà che, probabilmente per acclamazione, avevano deciso di conferire la massima onorificenza cittadina a quello che allora era il Presidente del Consiglio e, come si è visto, se la Costituzione ha deciso di condannare il fascismo, irrevocabilmente, ha anche deciso di perdonare i fascisti.

Con un coraggio che, oggi, non è generoso dimenticare.

La responsabilità ministeriale del Geco

in profstanco / by Gian Luca Conti
20/02/2019

Salvini non ha dormito tranquillo prima che si svolgesse la consultazione sulla autorizzazione a procedere nei suoi confronti sulla piattaforma Rosseau.

Non ha dormito tranquillo, come ha comunicato a tutti gli italiani che lo seguono, compreso il sottoscritto, perché un geco ha invaso la sua cucina.

Questo non ha impedito alla consultazione di svolgersi regolarmente, di consigliare ai membri a cinque stelle della Giunta delle elezioni e delle autorizzazioni del Senato di negare l’autorizzazione a procedere, sia pure con una maggioranza che ha evidenziato una certa divisione nel movimento.

Si dice che la piattaforma non avrebbe dovuto influenzare i parlamentari e sul piano delle astratte forme costituzionali l’art. 67, Cost. sta a ricordare che i membri del Parlamento rappresentano la nazione senza vincolo di mandato.

Questo è vero sempre.

Come è sempre vero che la piattaforma Rosseau rimedia a quell’inconveniente della democrazia rappresentativa, che vede il corpo elettorale sovrano solo nel momento in cui vota, noto sin dai tempi di Rosseau, appunto.

La vera questione però riguarda l’essenza del reato ministeriale e dell’autorizzazione a procedere prevista per questo tipo di reati.

Si dice che è un’autorizzazione a procedere in cui il Parlamento valuta se l’iniziativa del giudice penale sia diretta a condizionare l’esercizio della rappresentanza politica e il corretto divenire del processo di governo.

Il nodo, in questo caso, è il fumus persecutionis e cambiando tutto quello che c’è da cambiare non siamo lontani dall’art. 68 e dai suoi dintorni.

Nei reati ministeriali, però, vi è di più perché la formula costituzionale “reati commessi [dai ministri] nell’esercizio delle loro funzioni” può essere anche interpretata come reati collegati all’azione di governo e quindi coperti dalla relazione di fiducia fra Parlamento e governo.

Il voto sull’autorizzazione a procedere di cui all’art. 96, Cost. non è quindi un voto che riguarda un conflitto fra un ministro e un pubblico ministero che lo sospetta di avere commesso un reato.

E’ un voto sul conflitto fra la legge penale e l’azione di governo, in cui il Parlamento è chiamato a stabilire se quei determinati fatti che astrattamente possono essere considerati reati possono essere considerati irrilevanti sul piano penale perché coperti dalla ragion di Stato e giustificati dalla relazione di fiducia fra il Parlamento stesso ed il governo.

Si comprende allora il voto della piattaforma Rousseau: un gruppo parlamentare può rivolgersi ai propri elettori per sapere se quel governo risponde alle loro aspettative e questo voto non è molto diverso da quello sul contratto di governo.

Ovviamente, poi, se la piattaforma Rousseau funziona come pare che funzioni, Salvini ha assolutamente ragione ad essere preoccupato più dei gechi che delle autorizzazioni a procedere.

Il comunicato di Pirro

in profstanco / by Gian Luca Conti
12/01/2019

Il comunicato con cui la Corte costituzionale ha dichiarato inammissibile il ricorso proposto dai parlamentari del PD, dal senatore Andrea Marcucci in proprio e quale capogruppo, annuncia una vittoria di Pirro.

La Corte costituzionale si è pronunciata per l’inammissibilità ma ha affermato che i parlamentari possono agire a tutela delle proprie prerogative.

Si è già provato a spiegare perché questo conflitto consiste è l’ultima resa del Parlamento dinanzi all’ultima fortezza.

Due sono le cose che si possono aggiungere. Read more →

L’ultima resa (a proposito di un conflitto presentato dal Gruppo PD del Senato)

in profstanco / by Gian Luca Conti
31/12/2018

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1 – L’ultima resa, come si conviene a una guerra d’altri tempi, è di un parterre de roi.

Ha il sapore di una resa il ricorso per conflitto di attribuzioni presentato dal gruppo parlamentare del PD al Senato con l’assistenza di alcuni fra i maggiori costituzionalisti del Paese (Caravita, Cecchetti, De Vergottini, Falcon, Lucarelli, Onida e la Randazzo), molti dei quali non collegati al PD da nessuna affinità politica.

Si chiede alla Corte di annullare la legge di bilancio perché approvata per mezzo di un maxi emendamento che, quando è stato discusso, era stato presentato da poco più di sette ore, non era sostanzialmente stato esaminato in Commissione e pensare che i Senatori abbiano avuto il tempo e il modo di comprenderne il contenuto è esercizio di spericolato ottimismo.

Lo si chiede con forza perché questa volta la prevaricazione delle prerogative parlamentari è stata particolarmente evidente.

Ma è costretto a chiederlo alla Corte costituzionale ammettendo quindi che gli organi chiamati a tutelare le prerogative parlamentari, ovvero, in questo caso, la Presidenza del Senato e la giunta del regolamento, non sono in grado di farlo.

Il ricorso per conflitto, in altre parole, ha come presupposto l’incapacità dell’autonomia del Parlamento di salvaguardare l’indipendenza e la funzionalità del sistema della rappresentanza.

Questo significa arrendersi perché la Corte non è solo un ultima fortezza. E’ soprattutto un istituto che opera come garanzia per le istituzioni che non hanno la capacità di trovare spazio nel sistema con la legittimazione che deriva dalla loro capacità di autonomia.

Il bisogno di giustizia costituzione nasce nel momento in cui una istituzione non riesce a giustificare la propria esistenza e cerca nella giurisprudenza costituzionale lo spazio per difendersi dalle aggressioni degli altri poteri.

E’ un’ammissione di debolezza e nello stesso tempo la ricerca nella giurisprudenza della Corte di quello che si dovrebbe riuscire a ottenere con l’autorevolezza della propria autonomia.

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Le riforme dell’avvocato del popol(ism)o

in profstanco / by Gian Luca Conti
08/11/2018

1 – Il silenzio, dal 12 luglio 2018, quando il Ministro per i rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta ha introdotto il tema delle riforme costituzionali sostenute (ma non proposte) dal Governo in una audizione dinanzi alle Commissioni riunite Affari costituzionali di Camera e Senato, ad oggi, quando, il 16 ottobre 2018, sia al Senato che alla Camera, le stesse Commissioni hanno iniziato l’esame in sede referente delle proposte di legge costituzionale nel frattempo depositate dai parlamentari della maggioranza, è stato profondo. Read more →

PewDiePie al potere: se gli elettori si chiamano follower

in profstanco / by Gian Luca Conti
26/07/2018

PewDiePie al potere grazie a Casaleggio?

La polemica sul parlamento innescata dalle dichiarazioni di Casaleggio non merita di essere liquidata come una battaglia fra i sostenitori e i detrattori della forma di governo parlamentare.

Le dichiarazioni di Casaleggio propongono una nuova forma di democrazia diretta collegata agli strumenti di connessione offerti dalla rete ed è su questo che si deve concentrare.

La democrazia diretta ai tempi della rete può facilmente essere controllata da chi sa usare la rete per ottenere consenso.

PewDiePie, lo youtuber sboccato che commenta i videogiochi e che ha un gran numero di seguaci, sarà il nostro prossimo campione della democrazia? O, visto che siamo in Italia, avremo la Ferragni presidente del Consiglio? Read more →

Il governo alla prova del sottogoverno

in profstanco / by Gian Luca Conti
12/06/2018

1 – Venerdì, ci saranno le nomine di sottogoverno. Il premier affronterà il tema con la sua autorevole indipendenza e capacità di mediazione. O no?

Per provare a immaginarlo, la cronaca di questi giorni potrebbe non essere inutile.

Mentre il Presidente del Consiglio dei Ministri visitava i terremotati, che sono terremotati da più di due anni e hanno ricevuto la visita di almeno tre premier, il “suo” ministro degli interni annunciava che la nave su cui sono stati salvati più di seicento migranti fra Malta e le acque libiche non potrà attraccare in Italia.

Il Presidente del Consiglio dei Ministri, secondo un notista quanto mai ironico, lo avrebbe saputo dalla radio della macchina. Ma, sicuramente, non si è stupito: gli avvocati sono abituati ad avere dei clienti che ritengono di saper gestire i propri interessi meglio di loro e che non ascoltano i loro consigli quando si trovano davanti alle telecamere. Read more →

Il gatto risorto (Conte giura da Presidente del Consiglio)

in profstanco / by Gian Luca Conti
01/06/2018

1 – Conte era durato quanto un gatto sull’Aurelia, ma è risuscitato. Salvini e Di Maio hanno trovato un nuovo accordo, rimpastando la compagine ministeriale, Cottarelli ha rinunciato all’incarico, Matterella ha nuovamente incaricato Conte che è subito tornato al Quirinale con la lista dei ministri e oggi giurerà.

I gatti hanno sette vite e Conte ne aveva consumata solo una.

Mattarella sembra avere risolto una delle crisi di governo più lunghe della storia repubblicana e la sua prudenza viene lodata da una parte nobile dell’opinione pubblica.

Il problema che il suo veto su Savona come ministro dell’economia, però, resta sul tavolo della Costituzione, perché forse Costituzione materiale e Costituzione formale hanno trovato un nuovo equilibrio: il governo che nasce è un governo fortemente voluto dal Capo dello Stato e nasce grazie a un suo veto. Read more →

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