Profumo di Sangiuliano
Il ministro Sangiuliano sta passando delle brutte giornate sia al governo che in famiglia.
Conviene cominciare dalla famiglia.
Il ministro è sposato regolarmente con una giornalista RAI, Federica Corsini, e, secondo voci più o meno accreditate, la sposa del ministro si sarebbe sentita offesa dal fatto che il marito apparisse sempre più spesso in pubblico con una collaboratrice, la signorina Maria Rosaria Boccia, assai più giovane del marito, non saprei se anche della moglie.
In particolare, la discussione in famiglia sarebbe giunta all’apice quando la sposa sarebbe venuta a conoscenza della nomina della signorina Boccia a consigliera per i grandi eventi del ministro e le avrebbe fatto una telefonata di fuoco invitandola a strappare l’atto di nomina.
La signorina Boccia, che il ministro Sangiuliano dapprima ha negato di conoscere e successivamente ha detto di avere finanziato pagandole sempre il conto del ristorante e dell’albergo, come si usa fra signorine e gentiluomini, ha reagito con un diluvio di immagini caricate su Instagram in cui appare insieme al ministro o comunque in ambienti collegati al ministro.
Il caso è diventato rovente grazie a Dagospia e agli altri giornali di quella che solo con un certo coraggio si può chiamare opposizione, e la Presidente del Consiglio ha convocato il ministro a Palazzo Chigi per un colloquio di novanta minuti, il tempo esatto di una partita della Nazionale e il ministro si deve essere sentito più o meno come l’Italia contro la Svizzera agli ultimi Europei.
La Presidente del Consiglio, in particolare, sarebbe stata preoccupata per l’eventuale condivisione di documenti riservati relativi al G8 di Pompei con la signorina Boccia, ma il ministro ha negato recisamente di avere mai condiviso informazioni sensibili con la sua ex collaboratrice e il tutto è finito con un comunicato stampa del ministro piuttosto laconico ed evasivo.
Sembra di poter dire che si è piuttosto lontani dall’Affare Profumo, quando il ministro della guerra del governo conservatore, John Profumo, intratteneva una liaison con l’amante di una spia russa nel pieno della guerra fredda.
Ma l’Affare Boccia fa emergere una nuova dimensione del potere di coordinamento del Presidente del Consiglio dei Ministri ai sensi di 95, primo comma, e della responsabilità ministeriale di cui al secondo comma della stessa disposizione, perché Sangiuliano avrebbe revocato l’incarico di consigliere per i grandi eventi (o non lo avrebbe concesso dopo averlo promesso: poco cambia) sulla base delle direttive ricevute dalla sposa offesa dalle disinvolte apparizioni della signorina Boccia accanto al consorte.
Come dire, la moglie viene prima del Presidente del Consiglio e i doveri di marito oltrepassano i limiti della responsabilità ministeriale.
Sicuramente sembra una storia adatta più a Novella 2000 che alle austere pagine dei quotidiani politici e, nello stesso tempo, un affare che si adatta molto meglio alla disinibita disinvoltura di Sgarbi che non al mite Sangiuliano ed è proprio questo che dà da pensare: davvero l’art. 95, Cost. può entrare nella vita familiare di un ministro?
La risposta è che c’entra nella misura in cui il comportamento del ministro ne lede la credibilità e perciò offende il prestigio del Governo, anche se in fondo Sangiuliano ha fatto quello che molti maschi nell’età di mezzo fanno: si è commosso per le attenzioni che gli venivano dedicate senza pensare troppo alle convenienze e quando si è reso conto che la faccenda stava andando troppo avanti è tornato repentinamente sui suoi passi.
Il problema è che le debolezze vanno sapute portare perché se nessuno può considerare un ministro fedifrago o una ministra disinvolta incapaci di condurre gli affari di governo, molti potrebbero ritenere che il Governo della nazione non abbia bisogno di altri bischeri oltre a quelli che già hanno avuto accesso a quegli scranni e non sono pochi.