Disambiguare una commissione speciale
Disambiguare è una parola orribile, la usa wikipedia per chiarire che un determinato lemma è utilizzato più volte come voce e consentire al lettore di orientarsi per trovare le informazioni che lo interessano.
In questi giorni, abbiamo scoperto che le camere appena insediate hanno costituito una commissione speciale e ci siamo scandalizzati per la presidenza di questa commissione, che è stata assegnata a due forze riuscite vincitrici, riuscite sicuramente vincitrici dal terremoto elettorale del 4 marzo.
Forse non è il caso di preoccuparsi più di tanto.
La prima premessa per capire bene il problema è che le commissioni permanenti possono essere costituite solo dopo che è stata votata la fiducia al Governo, perché solo dopo quel momento, e mai come adesso solo dopo quel momento, si può distinguere fra maggioranza ed opposizioni.
La seconda premessa è che dopo le elezioni il presidente del consiglio rassegna le sue dimissioni al Capo dello Stato e il Capo dello Stato si riserva di decidere e lo invita a restare in carica per il disbrigo degli affari correnti.
Gentiloni ha rispettato in pieno questa prassi e ha informato i presidenti delle camere di essere restato in carica per il disbrigo degli affari correnti con lettera del 24 marzo.
La terza premessa è che il dialogo fra governo e Parlamento avviene prima di tutto in commissione, perché sono le commissioni ad esercitare i poteri ispettivi e di controllo sui ministeri cui tendenzialmente corrispondono.
L’ultima premessa è una conseguenza: se mancano le commissioni, il governo non ha un soggetto che lo controlla se non l’intera assemblea parlamentare che non è lo strumento adatto per verificare gli affari correnti, ma semmai per dare le linee generali d’indirizzo e di impulso all’attività governativa sulla base di un rapporto fiduciario che, per definizione, in questo momento manca.
Sulla base di queste premesse, è possibile cercare di capire quello che è accaduto.
Senato e Camera hanno deciso di costituire due commissioni speciali per l’esame degli atti del governo.
In particolare, il Senato in data 28 marzo 2018 ha deciso di costituire una commissione ai sensi dell’art. 24, r.S. (Quando il Senato disponga la nomina di una Commissione speciale, il Presidente ne stabilisce la composizione e procede alla sua formazione attraverso le designazioni dei Gruppi parlamentari, rispettando il criterio della proporzionalità) e la Camera ai sensi dell’art. 22, secondo comma, r.C. (La Camera può sempre procedere alla costituzione di Commissioni speciali, composte in modo da rispecchiare la proporzione dei Gruppi).
In entrambi i casi, la decisione è stata adottata in sede di ufficio (o consiglio) di presidenza ed è stata comunicata all’assemblea (il 28 marzo al Senato, il 3 aprile alla Camera che è stata aggiornata al 10 aprile per decidere) che non ha discusso sul punto sicché le decisioni degli uffici di presidenza sono state date per accolte.
La questione che ha bisogno di essere disambiguata riguarda la presidenza delle commissioni, che è stata assegnata a un rappresentante della Lega Nord alla Camera e a un rappresentante del Movimento 5 Stelle al Senato.
Si dice che queste commissioni avrebbero dovuto essere presiedute da un membro dell’opposizione o, per coerenza con quello che si è scritto in questo sito, avrebbe dovuto seguire la convenzione del terzo escluso.
Se però si scende nel concreto, non è difficile fare un ragionamento diverso.
Queste Commissioni si dovranno occupare degli atti del governo Gentiloni, espressione delle maggioranze della diciassettesima legislatura e, più in particolare, dei seguenti atti: schema di programma pluriennale in materia di aeromobili
a pilotaggio remoto (AG2); schema di decreto legislativo recante attuazione di una direttiva europea sui lavoratori marittimi (AG3); schema di decreto legislativo di attuazione di una direttiva europea sui pacchetti turistici e i servizi turistici (AG6); schema di decreto legislativo di attuazione di una direttiva europea sulla distribuzione assicurativa (AG7); schema di decreto legislativo di attuazione di una direttiva europea sull’uso dei dati del PNR ai fini di pubblica sicurezza e penali (AG8); schema di decreto legislativo di attuazione di una direttiva europea sulla sicurezza delle reti e dei sistemi informativi (AG10); schema di decreto legislativo di attuazione di una direttiva europea sulla riduzione degli inquinanti atmosferici (AG11); schema di decreto legislativo in materia di regime di incompatibilità degli amministratori giudiziari e degli altri organi della procedura concorsuale (AG13); schema di decreto legislativo in
materia di tutela del lavoro nell’ambito delle imprese sequestrate e confiscate (AG14);
schema di decreto legislativo di attuazione di una direttiva europea sulla salvaguardia
dei diritti pensionistici complementari dei lavoratori (AG15); schema di decreto del Presidente della Repubblica di modifica del regolamento di organizzazione degli uffici
centrali del Ministero dell’Interno (AG18); schema di decreto legislativo correttivo in materia di impresa sociale (AG19).
Inoltre le commissioni speciali dovranno esprimere un parere sullo schema del documento di economia e finanza che non è stato ancora trasmesso dal governo e su di un decreto legge di cui il governo ha preannunciato l’emanazione (così il resoconto stenografico della seduta della Camera del 10 aprile).
In altre parole, queste commissioni, che sono espressione della diciottesima legislatura e delle sue maggioranza, si devono pronunciare sugli atti del governo Gentiloni, che è espressione della diciassettesima legislatura e delle sue maggioranze.
Se è così, ed è così, queste commissioni sono correttamente guidate dai partiti che hanno ottenuto maggiori voti nelle elezioni del 4 marzo, perché sono loro che devono controllare gli atti proposti dal governo Gentiloni ed assicurarsi che restino nell’ambito del disbrigo degli affari correnti o che comunque possano essere considerati accettabili dagli scenari elettorali attualmente vigenti nel paese.
Il resto, onestamente, è fuffa che merita di essere disambiguato.