Il semestre nero va verso l’uomo del destino?
1 – La crisi preparlamentare si sta avviando a un esito insolito.
Insolite sono state le consultazioni.
1 – La crisi preparlamentare si sta avviando a un esito insolito.
Insolite sono state le consultazioni.
Sostiene Grillo (e che Antonio Tabucchi ci perdoni) che “le leggi per le riforme possono essere discusse e approvate senza la necessità di un governo in carica”, che insomma il Parlamento può lavorare anche senza Governo.
1 – Ci si deve chiedere in questi giorni che cosa Napolitano, considerato come Capo dello Stato, può fare e che cosa non può fare.
Non è solo un esercizio di teoria generale del diritto costituzionale applicata alla scienza della politica, ma è un modo per fissare alcuni principi che possono aiutare a comprendere l’attuale fase evolutiva della forma di governo fissata dai costituenti nel 1947 e successivamente oggetto di una inarrestabile evoluzione che, a partire dalla prima legislatura repubblicana, non si è mai fermata.
Gli esiti elettorali possono, forse, adesso essere analizzati con maggiore calma.
Non tanto dal punto di vista politico, appare difficile azzardare previsioni con un Berlusconi che si muove verso un governo di larghe coalizioni, un Grillo che rifiuta di dare la fiducia a qualsiasi governo, se non, forse, ad un governo guidato da lui stesso, il che non pare probabile, un Bersani che viene messo sotto processo dai leader del suo stesso partito.
Ma, forse, dal punto di vista istituzionale, qualcosa si può dire, seguendo in ordine cronologico i diversi adempimenti che devono essere posti in essere dalla XVII Legislatura repubblicana.
Corte cost. 1/2013 non merita solo un commento a caldo.
Merita qualcosa di più, un commento a semicaldo, quattro parole in più rispetto a quelle che le si sono dedicate di primo acchito, il giorno dopo la pubblicazione, fra un treno e l’altro, dopo averne letto il testo ed i primi commenti (Ainis sul Corsera, De Siervo sulla stampa, Cordero su repubblica, solo per citare i primi che vengono in mente) sul telefonino.
Le vicende politiche delle ultime ore, in cui il Presidente del Consiglio dei Ministri uscente si è proposto come candidato di una delle coalizioni che parteciperanno alle prossime elezioni con un proprio programma di Governo che è, sostanzialmente, la prosecuzione della politica condotta sino a questo momento dall’esecutivo da lui guidato, spingono a qualche considerazione in ordine alla natura dell’esperienza appena conclusa, generalmente qualificata “Governo tecnico”.
E’ di sabato pomeriggio il comunicato stampa della Presidenza della Repubblica in cui si annunciano le dimissioni del Presidente del Consiglio dei Ministri, prof. Mario Monti.
Anche se forse il contenuto del comunicato stampa è più complesso.
Berlusconi ha ritirato il proprio appoggio al Governo Monti.
Lo ha fatto con la consueta eleganza.
Un’eleganza che svela la sostanza banale di un problema: il Governo resta in carica solo se ha la fiducia del Parlamento, o meglio il Governo deve avere la fiducia delle due camere.