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Archive for category: News

Eutanasia

in News / by Gian Luca Conti
10/07/2008

Eutanasia
Il diritto ad una morte lieve non può essere considerato un problema di diritto costituzionale.
Il diritto non ha parole di fronte alla sofferenza di un malato senza speranza.
Si deve fermare davanti a chi aspetta solo dolore dai giorni che lo attendono.
In silenzio ed il silenzio del diritto si chiama libertà.
La libertà di un padre che dice che sua figlia è morta da molti anni.
Da quando un incidente l’ha privata di ogni possibilità di tornare a respirare, sorridere, correre, mangiare.
Non la libertà di lasciare morire sua figlia.
La libertà di ricominciare a vivere.
Di abbandonare quell’estrema speranza che ogni padre avrebbe.
La speranza di vedere il telefono che squilla e immaginare un medico, una suora, un volontario che annuncia il miracolo.
Nessuno può essere condannato a sopravvivere aspettando il ritorno dai morti del proprio figlio.
Anche se ci vuole davvero molto coraggio ad abbandonare questa speranza.

Anche gli zingari sono felici

in News / by Gian Luca Conti
08/07/2008

ZingariFeliciIl testo dell’ordinanza:

Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri 30 maggio 2008 (Ordinanza n. 3676)

Disposizioni urgenti di protezione civile per fronteggiare lo stato di emergenza in relazione agli insediamenti di comunità nomadi nel territorio della regione Lazio.

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Visto l’art. 5 della legge 24 febbraio 1992, n. 225;
Visto l’art. 107 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112;
Visto il decreto-legge 7 settembre 2001, n. 343, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 novembre 2001, n. 401;
Visto il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri in data 21 maggio 2008, con cui è stato dichiarato, fino al 31 maggio 2009, lo stato di emergenza in relazione agli insediamenti di comunità nomadi nel territorio delle regioni Campania, Lazio e Lombardia.
Considerata la situazione di estrema criticità determinatasi nel territorio della regione Lazio, con particolare riferimento alle aree urbane del Comune di Roma e alle zone circostanti, a causa della presenza di numerosi cittadini extracomunitari irregolari e nomadi che si sono stabilmente insediati nelle predette aree;
Considerato che detti insediamenti, a causa della loro estrema precarietà, hanno determinato una situazione di grave allarme sociale, con possibili gravi ripercussioni in termini di ordine pubblico e sicurezza per le popolazioni locali;
Ravvisata la necessità di procedere all’adozione di provvedimenti di carattere straordinario e derogatorio finalizzati al rapido superamento dell’emergenza, demandando ad organi all’uopo istituiti la realizzazione dei singoli interventi;
Ravvisata l’esigenza di attivare tutte le iniziative volte a garantire il rispetto dei diritti fondamentali e della dignità delle persone, assicurando mezzi certi di identificazione, anche ai fini dell’applicazione delle vigenti disposizioni di carattere umanitario e in materia di immigrazione, e strumenti che consentano l’accesso alle prestazioni essenziali di carattere sociale, assistenziale e sanitario, avuto anche riguardo alla tutela dei minori da soggetti o organizzazioni criminali che utilizzano l’incertezza sulla identità o sulla provenienza anagrafica al fine di porre in essere traffici illeciti e gravi forme di sfruttamento;
Visto il «Patto per Roma sicura» sottoscritto in data 18 maggio 2007 dal Prefetto di Roma, dal Presidente della regione Lazio, dal Presidente della provincia ed il Sindaco di Roma;
Vista la direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 22 ottobre 2004, recante «Indirizzi in materia di protezione civile in relazione all’attività contrattuale riguardante gli appalti pubblici di lavori, di servizi e di forniture di rilievo comunitario»;
Acquisita l’intesa della regione Lazio;
Su proposta del Capo del Dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri;

Dispone:

Art. 1.

1. Il Prefetto di Roma è nominato Commissario delegato per la realizzazione di tutti gli interventi necessari al superamento dello stato di emergenza di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 21 maggio 2008, citato in premessa, nel territorio della regione Lazio, con particolare riferimento alle aree urbane del Comune di Roma e alle zone circostanti.
2. Il Commissario delegato, nell’ambito territoriale di competenza, se del caso anche in deroga alle disposizioni vigenti in materia ambientale, paesaggistico territoriale, igienico-sanitaria, di pianificazione del territorio, di polizia locale, viabilità e circolazione stradale, e salvo l’obbligo di assicurare le misure indispensabili alla tutela della salute e dell’ambiente, provvede all’espletamento delle seguenti iniziative:
a) definizione dei programmi di azione per il superamento dell’emergenza;
b) monitoraggio dei campi autorizzati in cui sono presenti comunità nomadi ed individuazione degli insediamenti abusivi;
c) identificazione e censimento delle persone, anche minori di età, e dei nuclei familiari presenti nei luoghi di cui al punto b), attraverso rilievi segnaletici;
d) adozione delle necessarie misure, avvalendosi delle forze di Polizia, nei confronti delle persone di cui al punto c) che risultino o possano essere destinatarie di provvedimenti amministrativi o giudiziari di allontanamento o di espulsione;
e) programmazione, qualora quelli esistenti non riescano a soddisfare le esigenze abitative, della individuazione di altri siti idonei per la realizzazione di campi autorizzati;
f) adozione di misure finalizzate allo sgombero ed al ripristino delle aree occupate dagli insediamenti abusivi;
g) realizzazione dei primi interventi idonei a ripristinare i livelli minimi delle prestazioni sociali e sanitarie;
h) interventi finalizzati a favorire l’inserimento e l’integrazione sociale delle persone trasferite nei campi autorizzati, con particolare riferimento a misure di sostegno ed a progetti integrati per i minori, nonchè ad azioni volte a contrastare i fenomeni del commercio abusivo, dell’accattonaggio e della prostituzione;
i) monitoraggio e promozione delle iniziative poste in essere nei campi autorizzati per favorire la scolarizzazione e l’avviamento professionale e il coinvolgimento nelle attività di realizzazione o di recupero di abitazioni;
l) adozione di ogni misura utile e necessaria per il superamento dell’emergenza.
3. Fermo restando quanto disposto dal comma 4, l’approvazione dei progetti da parte del Commissario delegato sostituisce, ad ogni effetto, visti, pareri, autorizzazioni e concessioni di competenza di organi statali, regionali, provinciali e comunali, costituisce, ove occorra, variante allo strumento urbanistico generale e comporta dichiarazione di pubblica utilità, urgenza ed indifferibilità dei lavori, in deroga all’art. 98, comma 2, del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 salva l’applicazione dell’art. 11 del decreto del Presidente della Repubblica n. 327 del 2001 e successive modifiche ed integrazioni, anche prima dall’espletamento delle procedure espropriative, che si svolgeranno con i termini di legge ridotti della metà.
4. Qualora per l’approvazione dei progetti di interventi e di opere per cui è prevista dalla vigente normativa la procedura di valutazione di impatto ambientale di competenza statale e regionale, ovvero per l’approvazione di progetti relativi ad opere incidenti su beni sottoposti a tutela ai sensi della legge n. 42/2004, la procedura medesima deve essere conclusa entro e non oltre quarantacinque giorni dalla indizione della conferenza dei servizi. A tal fine, i termini previsti dal titolo III del decreto legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 e della citata legge n. 42/2004 sono ridotti della metà.
5. Il Commissario delegato cura l’attuazione delle procedure di trasferimento degli impianti e delle opere, realizzati sulla base della presente ordinanza, ai Comuni od agli altri soggetti istituzionalmente competenti, secondo il regime proprio dei singoli interventi.

Art. 2.

1. Per la migliore efficacia delle azioni di propria competenza, il Commissario delegato può attivare le necessarie forme di collaborazione con la Regione, altri soggetti pubblici e, per i profili umanitari e assistenziali, con la Croce Rossa Italiana.
2. Al fine di assicurare piena effettività agli interventi e alle iniziative di cui alla presente ordinanza, il Commissario delegato è assistito dalla forza pubblica ed a tale fine i prefetti delle altre provincie territorialmente coinvolte dall’emergenza in rassegna, i questori e le altre autorità competenti assicurano piena collaborazione per l’attuazione dei provvedimenti del Commissario delegato.
3. Per le esigenze derivanti dall’esecuzione delle iniziative da porre in essere ai sensi della presente ordinanza, il Commissario delegato si avvale di unità di personale civile e militare dipendente da Amministrazioni dello Stato e da enti pubblici territoriali e non territoriali, che sarà messo a disposizione, con oneri a proprio carico, da parte degli uffici di appartenenza entro dieci giorni dalla richiesta.

Art. 3.

1. Per il compimento delle iniziative previste dalla presente ordinanza il Commissario delegato, ove ritenuto indispensabile, è autorizzato a derogare, nel rispetto dei principi generali dell’ordinamento giuridico, delle direttive comunitarie e della direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 22 ottobre 2004, alle seguenti disposizioni normative:
– regio decreto 18 novembre 1923, n. 2440, art. 3, ed articoli 8, 11 e 19;
– regio decreto 23 maggio 1924, n. 827, articoli 37, 38, 39, 40, 41, 42, 117, 119;
– regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, art. 4;
– regio decreto 6 maggio 1940, n. 635, art. 7;
– decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, articoli 13, 54, comma 1, lettere b) e c), commi 2, 3, 4;
– legge 7 agosto 1990, n. 241 articoli 7, 8, 9, 10, 10-bis, 12, 14, 14-bis, 14-ter, 14-quater e 14-quinquies, e successive modificazioni ed integrazioni;
– decreto del Presidente della Repubblica 8 giugno 2001, n. 327, articoli 11, 15 commi 2, 3, 8 (limitatamente ai termini ivi previsti che sono ridotti alla meta); art. 19; art. 22-bis; articoli 32, 34, 37, 38, 40, 41, 42, 47, 50;
– decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, articoli 6, 7, 8, 9, 10, 13, 14, 17, 18, 19, 20, 21, 33, 37, 42, 55, 56, 57, 62, 63, 65, 66, 68, 70, 75, 76, 77, 80, 81, 98 comma 2, 111, 118, 128, 130, 132, 141, 241;
– decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, articoli 21, commi 4 e 5, 22, 25, 26, 28, 45, 46, 151 e 153, e successive modifiche ed integrazioni;
– regio decreto 27 luglio 1934, n. 1265, e successive modifiche ed integrazioni;
– decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, articoli 11, 12, commi 3, lettera b), e 5, 13, 45, comma 6, 159, 195, 200, 215 e successive modifiche ed integrazioni;
– decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 e successive modifiche ed integrazioni, articolo 101, 105, 106 e 107 – Titolo I – Sezione II – Parte III; articoli 118, 120, 121, 124, 125 e 126 – Titolo IV – Sezione II – Parte III; articoli 199, 208, 210 e 211 – Titolo I – Parte IV; articoli 239, 240, 241, 242, 243, 244, 245, 246, 247, 248, 249, 250, 251, 252, 253 – Titolo V- Parte IV;
– decreto legislativo 28 marzo 2000, n. 76, articoli 16 e 17;
– legge 23 dicembre 1978, n. 833, e successive modifiche ed integrazioni;
– leggi ed altre disposizioni regionali strettamente connesse agli interventi previsti dalla presente ordinanza.

Art. 4.

1. Per l’avvio dei primi interventi di cui alla presente ordinanza, è assegnato al Commissario delegato un primo stanziamento di euro 1.000.000,00, da trasferire su apposita contabilità speciale all’uopo istituita ed al medesimo intestata.
2. Agli oneri di cui al comma 1, pari ad euro 1.000.000,00 si provvede a carico del bilancio della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
3. Con successive ordinanze di protezione civile verranno quantificate, all’esito delle attività preliminari poste in essere dal Commissario delegato e delle progettualità individuate come necessarie, le ulteriori risorse finanziarie da destinare all’attuazione del presente provvedimento e disposti i relativi stanziamenti.

Art. 5.

1. La Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento della protezione civile rimane estranea ad ogni rapporto contrattuale posto in essere in applicazione della presente ordinanza.
La presente ordinanza verrà pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.
Roma, 30 maggio 2008

Il Presidente: Berlusconi

L’oblio dei nomadi

in News / by Gian Luca Conti
08/07/2008

NomadiSi discute molto della ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri 30 maggio 2008, prot. 3676.
Le opinioni vagano dal lollismo di chi sostiene la natura razziale e perciò gravemente incostituzionale del provvedimento a chi, sul fronte opposto, ritiene che i nomadi abbiano bisogno di forni piuttosto che di numeri.
Il provvedimento, in realtà, qualche dubbio lo suscita.
Si tratta di una ordinanza contingibile ed urgente fondata sulla legge 225 del 1992, che disciplina i poteri del Presidente del Consiglio dei ministri in caso di calamità.
Questo significa: (i) che i nomadi sono considerati una calamità al pari di un terremoto o di una eruzione; (ii) che i nomadi sono una emergenza solo nella regione Lazio (l’ordinanza fa riferimento ai campi abusivi presenti nelle vicinanze di Roma); (iii) che per superare l’emergenza relativa ai nomadi è necessario disapplicare le norme che vigono normalmente, ovvero sospendere – per un periodo di tempo limitato, che però l’ordinanza non indica – il principio di legalità.
Sono tutti aspetti molto discutibili.
Molto più discutibili della questione relativa alla identificazione ed al censimento dei bambini rom.
I nomadi esistono nel nostro paese da qualche secolo e non pare che siano diventati una calamità negli ultimi mesi: è difficile sostenere che un qualche giorno intorno al 30 maggio si sia verificata una eruzione di Rom nel Comune di Roma.
I nomadi sono sparsi sull’intero territorio nazionale, sicché non si capisce perché si devono adottare delle misure straordinarie solo in relazione ai rom che stanno nell’agro pontino. Ingombrano anche la città di Firenze, non sono sconosciuti a Bologna e pare che in Calabria siano piuttosto attivi.
Soprattutto, però, fa temere la sospensione del principio di legalità: i rom possono o non possono risiedere nel nostro paese. Possono o non possono vivere nelle loro baracche. Possono o non possono mantenere la patria potestà su di un bambino abbandonato su un marciapiede con un piattino in mano.
Bastano le leggi della Repubblica a superare queste emergenze, che, a ben vedere, non sono emergenze.
Sono fatti normalmente patologici, ben presenti al nostro testo unico di pubblica sicurezza, che non ama i mestieri girovaghi.
Una questione, poi, stupisce.
L’elenco delle leggi che possono essere ignorate comprende le norme di contabilità di Stato in materia di contratti della pubblica amministrazione.
Come dire che per i provvedimenti necessari al superamento dell’emergenza, il Prefetto di Roma potrà ignorare la regola della gara per la scelta dei contraenti, ovvero il principio di segretezza delle offerte, ovvero tutte quelle norme che variamente tendono ad assicurare l’imparziale lealtà della Amministrazione nella delicata scelta di coloro che saranno le sue controparti contrattuali.
Tutti questi aspetti disturbano molto più del censimento.
Ognuno di noi è censito alla nascita ed il nostro censimento si chiama anagrafe, dove sono attentamente iscritti tutti i dati rilevanti della nostra vita civile (residenza, nucleo familiare, matrimonio, morte, etc.).
Noi non abbiamo alcun diritto all’oblio nei confronti dello Stato perché abbiamo dei diritti verso lo Stato e lo Stato ci deve conoscere per poterceli garantire come ci deve conoscere per poterci chiedere l’adempimento dei nostri doveri.

Chi li ha sciolti? (Un benemerito generale)

in News / by Gian Luca Conti
24/06/2008

Logo smallSi legge su Libero di oggi una lettera al direttore Feltri del generale Pappalardo.
La tesi di fondo è che i magistrati non possono condizionare la politica per effetto del principio di separazione fra i poteri.
E’ una tesi difficilmente discutibile.
Il principio di separazione fra i poteri governa la nostra democrazia e ne salvaguarda la continuità istituzionale.
I toni del generale sono però davvero singolari.
Il generale, che è uomo politico e che fonda il suo programma sulla difesa dell’onore e del prestigio dell’Arma dei carabinieri, vede con rammarico l’assenza nella carta costituzionale di una disposizione che similmente a quanto accade in Turchia consenta all’Arma di intervenire  a difesa lì della laicità dello Stato qui dell’indipendenza delle istituzioni dalla magistratura.
La costituzione turca è sicuramente interessante, come interessanti sono le pronuncie con cui la corte suprema turca ha progressivamente vincolato i poteri kemalisti dell’esercito fondati sulla retorica del piccolo Mahmet.
Ma non è la costituzione italiana.
Invocare l’intervento dell’esercito in un conflitto politico fa venire i bordoni.
Leggerlo su un giornale, in un commento scritto da un generale dell’esercito, con vivace orgoglio, è preoccupante.
I conflitti politici sono materia parlamentare e – nella loro degenerazione patologica – vengono conosciuti dalla giustizia costituzionale.
L’esercito ha semplicemente un compito di difesa esterna.
L’Arma dei carabinieri ha funzioni di pubblica sicurezza e polizia giudiziaria.
Nessuno dei due può intervenire in un conflitto fra il potere politico ed il potere giurisdizionale.
Pena il colpo di Stato, che nel linguaggio costituente si chiama attentato alla Costituzione.
In realtà, le forze armate ed i loro organismi di vertice dovrebbero stare lontane dalla politica esattamente negli stessi termini in cui vi devono stare lontani i giudici.
Con una differenza non da poco: mentre i giudici hanno a loro disposizione solo gli uscieri, che in una logica rivoluzionaria non costituiscono un grosso pericolo, i generali comandano i soldati e questi possono essere piuttosto efficaci in un attentato alla Costituzione.

Il Cermis di Calipari (Post lungo e noioso)

in News / by Gian Luca Conti
20/06/2008

CalipariMario Lozano non sarà processato in Italia per avere ucciso Nicola Calipari.
Così ha deciso la Cassazione con sentenza non più impugnabile.
Lo Stato italiano non ha giurisdizione nei confronti di un militare straniero, si legge sui giornali.
La questione è, molto, più complessa.
Prima di tutto, la giurisdizione italiana non riguarda, naturalmente e per regola generale, fatti commessi all’estero da cittadini stranieri.
La giurisdizione penale segue il territorio.
Le eccezioni sono tassativamente indicate e riguardano i soli delitti che offendono direttamente lo Stato (artt. 7 e 8, c.p.) ovvero il caso in cui il colpevole sia presente in Italia e abbia offeso interessi tutelati dall’ordinamento italiano (art. 10, c.p.).
Il fatto che Mario Lozano abbia visto un processo iniziare e bloccarsi non perché il reato era commesso all’estero e il colpevole non era in Italia (così Cassazione penale  sez. I,  11 luglio 2003,  n. 41333, a proposito dell’omicidio di Maria Grazia Cutuli in Afghanistan) ma in virtù delle norme contenute nel Trattato di Londra significa che il suo reato è stato considerato astrattamente perseguibile dal nostro ordinamento giuridico.
E’ un passo significativo ed importante perché in precedenza questo era avvenuto solo per gli omicidi perpetrati dalla dittatura argentina nei confronti di cittadini italiani, in quanto considerati "delitti politici": La qualificazione di un delitto come politico data dall’art. 8 c.p. va letta alla luce dell’art. 10 Cost., secondo il quale l’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale, tra le quali si pone in particolare la Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, firmata a Roma il 4 novembre 1950, che obbliga gli Stati al rispetto di alcuni diritti fondamentali nei confronti di ogni persona sottoposta alla loro giurisdizione. Ne consegue che vanno definiti come politici i delitti di oggettiva gravità, commessi in danno di cittadini italiani residenti in Argentina, in esecuzione di un preciso piano criminoso diretto all’eliminazione fisica degli oppositori al regime senza il rispetto di alcuna garanzia processuale e al solo scopo di contrastare idee e tendenze politiche delle vittime, iscritte a sindacati, o partiti politici o ad associazioni universitarie, in quanto tali delitti non solo offendono un interesse politico dello Stato italiano, che ha il diritto ed il dovere di intervenire per tutelare i propri cittadini, ma anche i diritti fondamentali delle stesse vittime (Cassazione penale  sez. I, 28 aprile 2004,  n. 23181).
In altre parole, il reato commesso da Lozano è stato considerato un "delitto politico" e la sua azione il momento di un piano criminoso che aveva come scopo la lesione dei diritti fondamentali di un cittadino italiano.
Ciononostante, il signor Lozano non è stato processato, poiché, secondo la legge della bandiera, che si è formata in età napoleonica ed ha il rango di consuetudine internazionale, anche per i fini di cui all’art. 10, Cost., lo Stato italiano difetta di giurisdizione nei confronti di militari stranieri.
Il Trattato di Londra prevede che i militari devono essere processati dallo Stato cui appartengono per tutti i reati commessi in ragione delle missioni che sono loro affidate.
In occasione del Cermis, quando un aereo in addestramento ha tranciato una funivia, determinando una strage, il giudice per le indagini preliminari di Trento ha affermato: Ai fini della convenzione di Londra del 19 giugno 1951 sullo statuto dei militari Nato (resa esecutiva con l. 30 novembre 1955 n. 1335) è esclusivamente l’autorità giudiziaria che deve stabilire se l’atto che costituisce reato è stato commesso nell’esecuzione del servizio, con la conseguenza che è attribuita priorità di giurisdizione allo Stato di origine del militare anziché allo Stato di soggiorno (Uff. Indagini preliminari  Trento,  13 luglio 1998, Ashby e altro, in Cass. pen. 1999, 3588).
In questi casi, la giurisdizione italiana si può attivare solo se: (i) vi è una richiesta del ministro della giustizia al paese della bandiera di rinunciare all’esercizio della giurisdizione in favore del nostro Stato e (ii) il paese della bandiera rinuncia all’esercizio della giurisdizione acconsentendo al processo penale italiano.
Tutto questo non si è verificato e la Cassazione non ha potuto che prendere atto del proprio difetto di giurisdizione.
Ma se queste sono le premesse giuridiche della sentenza che rinuncia a perseguire il signor Lozano, questa sentenza assomiglia molto ad una condanna degli Stati Uniti.
Essa, infatti, fa applicazione della Convenzione di Londra e perciò ritiene che le regole del diritto penale comune consentirebbero di processare il signor Lozano, il che è possibile solo se il reato che ha commesso è "politico" nel senso in cui erano "politici" gli omicidi commessi dalla giunta militare argentina ai tempi del mondiale del 1978.
Non solo.
Siccome la Convenzione di Londra si può applicare solo a reati commessi nell’esercizio delle mansioni affidate al militare, questa sentenza riconosce che l’omicidio di Nicola Calipari è avvenuto nell’ambito degli ordini ricevuti dal signor Lozano.
Insomma, se Lozano è stato assolto, non sono stati assolti gli Stati Uniti.
Tutt’altro.

Ordine pubblico militare

in News / by Gian Luca Conti
16/06/2008

MVSNSi parla molto dell’uso dell’esercito per funzioni di sicurezza pubblica (o meglio: ordine pubblico, nel linguaggio della maggioranza di governo).
La maggioranza sostiene che è indispensabile per fare fronte ad una situazione di emergenza.
Le minoranze – al solito variegate e disarmoniche – ritengono che sia una misura di stampo cileno.
In realtà e da un punto di vista strettamente costituzionale, la decisione del governo merita di essere inquadrata lungo due direttrici: da una parte, l’art. 52, Cost. sottopone le forze armate al principio di democraticità e le funzionalizza alla difesa delle istituzioni repubblicane contro ogni attacco esterno.
Dall’altra parte, l’art. 79, Cost. riserva alle Camere la deliberazione dello stato di guerra con l’attribuzione al governo dei poteri necessari.
Sotto il primo aspetto, non pare possano essere condivisi i timori di chi ritiene che l’uso delle forze armate sia in sé un attentato alla democrazia.
L’ordinamento delle forze armate è – o meglio, deve essere – intriso di spirito democratico, sicché le forze armate non possono – o meglio, non dovrebbero potere – essere un pericolo per le istituzioni repubblicane che sono chiamate a difendere e servire con disciplina ed onore, così l’art. 2, legge 11 luglio 1978, n. 382.
Ma è la seconda direttrice costituzionale che soffre di più.
L’esercito non può essere utilizzato al di fuori di una decisione delle Camere che ne giustifichi l’uso con riferimento ad uno stato di guerra.
La Costituzione ha usato volutamente l’espressione "stato di guerra" per escludere la possibilità di usare l’esercito in tempi di pace, per far fronte a sommosse popolari, come accadeva per mezzo della dichiarazione di "stato di assedio" vigente lo Statuto albertino.
Ma l’uso dell’esercito proposto e deliberato dalla maggioranza di governo è occasionato da una situazione di emergenza che ricorda molto gli estremi di uno stato di assedio.
E questo non è costituzionalmente ammissibile.
Il che dovrebbe portare le forze armate a rifiutarsi di obbedire, come prevede l’art. 4, ultimo comma, legge n. 382 del 1978: Il militare al quale viene impartito un ordine manifestamente rivolto contro le istituzioni dello Stato o la cui esecuzione costituisce comunque manifestamente reato, ha il dovere di non eseguire l’ordine e di informare al più presto i superiori.

Diventare storici del diritto (A proposito di un decreto legge)

in News / by Gian Luca Conti
24/05/2008

Calamandrei
Il consiglio dei ministri di Napoli del 23 maggio 2008 ha approvato un decreto legge, il cui testo non è disponibile come allegato alla conferenza stampa, ma il cui contenuto è stato ampiamente diffuso dal ministro Maroni.
Uno dei contenuti normativi essenziali del decreto legge è l’introduzione di una aggravante speciale per i reati commessi da un clandestino: se un reato è stato commesso da una persona che si è introdotta illegalmente nello Stato (ovvero la cui permanenza nello Stato è divenuta illegale), la pena prevista per questo reato aumenta automaticamente.
I meccanismi che determinano un aumento automatico della pena sono incostituzionali.
Si fondano su una presunzione di pericolosità sociale che è incostituzionale perché determina "una indebita limitazione del potere-dovere del giudice di adeguamento della pena al caso concreto – adeguamento funzionale alla realizzazione dei principi di eguaglianza , di necessaria offensività del reato, di personalità della responsabilità penale e della funzione rieducativa della pena – introducendo un «automatismo sanzionatorio», correlato ad una irrazionale presunzione iuris et de iure di pericolosità sociale" (vedi Corte cost. 30 novembre 2007, n. 409, Id. 192 del 2007).
Sono affermazioni astruse.
Affermazioni che contrastano con l’allarme sociale per i rom che rubano.
I rumeni che lavano i finestrini.
I marocchini che spacciano.
I senegalesi che vendono le borse di Luis Vuitton fatte a Napoli.
Il consiglio dei ministri ha esattamente interpretato questo allarme sociale.
Lo ha trasformato in una pena automatica che cozza con la Costituzione.
Ma è il corpo sociale che cozza con la Costituzione.
Semplicemente.
Trasformando lo studioso della Costituzione in uno storico del diritto.
Non importa.
Se si deve essere storici del diritto, si può ricordare la stele di Calamandrei:

INERMI BORGATE DELL’ALPE
ASILO DI RIFUGIATI
PRESE D’ASSALTO COI LANCIAFIAMME
ARSI VIVI NEL ROGO DEI CASALI
I BAMBINI AVVINGHIATI ALLE MADRI
FOSSE NOTTURNE SCAVATE
DAGLI ASSASSINI IN FUGA
PER NASCONDERVI STRAGI DI TRUCIDATI INNOCENTI
QUESTO VI RIUSCI’
S.TERENZIO BERGIOLA ZERI VINCA
FORNO MOMMIO TRAVERDE S.ANNA S.LEONARDO
SCRIVETE QUESTI NOMI
SON LE VOSTRE VITTORIE
MA ESPUGNARE QUESTE TRINCEE DI MARMO
DI DOVE IL POPOLO APUANO
CAVATORI E PASTORI
E LE LORO DONNE STAFFETTE
TUTTI ARMATI DI FAME E DI LIBERTA’
VI SFIDAVA BEFFARDO DA OGNI CIMA
QUESTO NON VI RIUSCI’
ORA SUL MARE SON TORNATI AL CARICO I VELIERI
E NELLE CAVE I BOATI DELLE MINE
CHIAMAN LAVORO E NON GUERRA
MA QUESTA PACE NON E’ OBLIO
STANNO IN VEDETTA
QUESTE MONTAGNE DECORATE DI MEDAGLIE D’ORO
AL VALORE PARTIGIANO
TAGLIENTI COME LAME
IMMACOLATO BALUARDO SEMPRE ALL’ERTA
CONTRO OGNI RITORNO

Pressing (o pissing?) sul Colle

in News / by Gian Luca Conti
10/04/2008

313380pUwt_wIl candidato del partito delle libertà pare abbia commesso una ennesima gaffe istituzionale.
Avrebbe detto che in caso di vittoria del partito delle libertà, il Quirinale dovrebbe prendere atto del mutato quadro istituzionale (ma le istituzioni cambiano a seconda di chi vince le elezioni?) e rassegnare le dimissioni.
In questo caso, la magnanimità del miliardario ridens avrebbe concesso la presidenza di una camera alla opposizione.
Sono affermazioni agghiaccianti.
Il capo dello Stato svolge una funzione di garanzia che non può dipendere dalle maggioranze.
Le dimissioni del Presidente della Repubblica sono un atto personale dello stesso Presidente, al punto che si dubita che siano sottoposte alla controfirma del capo del governo.
Di conseguenza, l’azionista di riferimento del partito delle libertà ha compiuto due tradimenti del testo costituzionale: ha dubitato del ruolo di garanzia del Presidente della Repubblica ed ha considerato legittimo e razionale far coincidere il mandato presidenziale con la legislatura parlamentare.
A questo, ha aggiunto, con fare simoniaco, che in tal caso non vi sarebbero stati troppi problemi, perché avrebbe ceduto alle opposizioni la seconda o la terza carica dello Stato e, dicono i sottotitoli, avrebbe tenuto per sé il Quirinale, cedendo ad altri il timone di Palazzo Chigi.
Si può anche aggiungere che nella nostra storia istituzionale le dimissioni del Capo dello Stato sono avvenute solo per gravi motivi di salute (Mario Segni) o per gravi sopravvenienze di carattere giudiziario (Giovanni Leone).
Il che significa che il miliardario ha dato a Napolitano, nella migliore delle ipotesi, dell’arteriosclerotico.
In definitiva, Berlusconi non è solo un signore che se fosse in carrozza con la regina di Inghilterra ed il cavallo mollasse un peto terrificante, reagirebbe alle scuse della anziana signora con un maccheronico It’s nothing, I thought it was the horse.
E’ anche uno che studia da Papa Borgia, senza averne il curiale garbo.

L’art. 28 del generale Del Vecchio (Osservazioni politicamente scorrette ed omofobiche)

in News / by Gian Luca Conti
03/04/2008

DelVecchioIl generale Del Vecchio, candidato del Partito democratico, ha dichiarato che gli omosessuali non sono adatti ad entrare nell’esercito.
Niente di nuovo.
Quando la leva era obbligatoria, esisteva un art. 28 che veniva utilizzato per riformare gli omosessuali.
Nessuno si lamentava.
Ci si lamenta adesso che fare il soldato è diventata una professione e non l’esercizio del dovere di difendere la patria di cui all’art. 52, Cost.
Francamente trovo più grave l’esonero degli omosessuali da un dovere che grava su tutti i cittadini che da una professione volontaria.
Molto più grave.
In ogni caso, se i diversamente orientati vogliono fare i soldati, che lo facciano.
Magari in reggimenti composti unicamente da loro e modellati sulle falangi spartane.
L’idea di essere catturato da un gruppo di checche isteriche sono certo che spaventerebbe anche un agente del Mossad.

Cadono (la Thyssen di Molfetta)

in News / by Gian Luca Conti
04/03/2008

Molfetta

E’ morto anche l’ultimo operaio di Molfetta.
Ad essere cinici, verrebbe da dire: Sfiga, non sarà candidato dal Partito Democratico.
Ad essere realisti, viene da pensare al dibattito sui quotidiani di stamane. Sia Liberazione che Il Secolo d’Italia titolavano sulla inutilità della tragedia della Thyssen: suo malgrado, il governo non ha emanato le nuove norme in materia di sicurezza previste da una recente legge di delegazione.
Ma davvero il problema è un vuoto legislativo?
Forse no.
Le norme in materia di salute e sicurezza dei lavoratori hanno un solo principio generale: il datore di lavoro deve adottare tutte le misure necessarie per evitare che i lavoratori possano subire degli infortuni.
Che i suoi dipendenti possano morire di lavoro.
Non è un principio da poco e dovrebbe essere sufficiente.
Come non è un principio da poco quello che vuole il costo della sicurezza escluso dai ribassi d’asta: la sicurezza non può essere oggetto di un computo economico.
E’ al di sopra di qualsiasi calcolo di convenienza.
No.
Il problema non è un vuoto legislativo.
Forse non è nemmeno in un vuoto di apparati.
Il problema sta nell’art. 1 della Costituzione: L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro.
Ed il lavoro è il dono di uno spirito maligno, il quale ogni anno chiede un certo numero di vittime.
Proprio come il Minotauro a Creta.
E né Berlusconi, né Veltroni assomigliano a Teseo.

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