Il pedofilo da castrare
Il fatto di cronaca è triste e noto.
Un disgraziato, con la faccia da disgraziato, ha violentato una bambina di quattro anni.
Lo aveva già fatto ed era stato condannato.
Forse lo aveva fatto di nuovo ed era in attesa di un processo di appello.
Era – legittimamente – sottoposto unicamente all’obbligo di firma, che ha assolto insieme alla sua vittima prima di stuprarla.
Forse è questa la cosa che colpisce di più.
Ma non è di questo che si discute.
Si discute, ne discutevano ieri sera in termini elettorali una leghista ed un candidato del partito democratico, della possibilità di castrare chimicamente i pedofili.
Come se fosse diverso il fatto del castrare per via chimica dal castrare per via chirurgica.
Fra la castrazione e la pena di morte vi è una affinità impressionante.
In entrambi i casi, lo Stato interviene sul corpo del condannato.
Fa della condanna una espiazione fisica.
E’ difficile non ricordare Beccaria: che cosa succede se ci si accorge che era innocente?
Ma soprattutto lo Stato può avere il potere di punire un uomo intervenendo sul suo corpo, sulla sua fisicità?
Per l’art. 27, Cost. le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.
La stessa norma vieta la pena di morte se non nei casi previsti dal codice penale militare di guerra.
Castrare una persona è un trattamento contrario al senso di umanità.
E’ immaginare che questa persona sia semplicemente il suo organo sessuale.
Castrare una persona significa condannarla a morte.
Significa impedirle definitivamente di avere una vita sessuale.
E’ davvero singolare – singolare ed ipocrita – ritenere che questo signore non avrebbe violentato la sua piccola vittima se fosse stato castrato.
Il problema non è questo.
Il problema è che questo signore è stato scarcerato per decorrenza dei termini, ovvero che lo Stato non è riuscito a processarlo, ad arrivare ad una sentenza definitiva prima che scadessero i termini della custodia cautelare.
Ci sono dei processi che meritano delle corsie preferenziali.
Che devono essere celebrati prima che scadano i termini della custodia cautelare.
Non solo.
Questo signore era già stato condannato e detenuto per un reato simile.
Il problema è che la pena che ha scontato non è servita a nulla.
Che non è servita a rieducarlo.
Se la pena non riesce a rieducare il condannato devono – e possono legittimamente essere – adottate delle misure di sicurezza che gli impediscano di nuocere nuovamente.
Come è per il mafioso che non può tornare nel suo paese dopo avere scontato la pena.
I problemi sono questi, e molti altri, ma non si rimediano con la castrazione.
Castrare un pedofilo perchè lo Stato non sa rieducarlo o non riesce a processarlo nei tempi utili a salvare una bambina dalla sua follia è prendersi in giro.