Il gatto risorto (Conte giura da Presidente del Consiglio)
1 – Conte era durato quanto un gatto sull’Aurelia, ma è risuscitato. Salvini e Di Maio hanno trovato un nuovo accordo, rimpastando la compagine ministeriale, Cottarelli ha rinunciato all’incarico, Matterella ha nuovamente incaricato Conte che è subito tornato al Quirinale con la lista dei ministri e oggi giurerà.
I gatti hanno sette vite e Conte ne aveva consumata solo una.
Mattarella sembra avere risolto una delle crisi di governo più lunghe della storia repubblicana e la sua prudenza viene lodata da una parte nobile dell’opinione pubblica.
Il problema che il suo veto su Savona come ministro dell’economia, però, resta sul tavolo della Costituzione, perché forse Costituzione materiale e Costituzione formale hanno trovato un nuovo equilibrio: il governo che nasce è un governo fortemente voluto dal Capo dello Stato e nasce grazie a un suo veto.
2 – Sull’Aurelia, è rimasta la irresponsabile indifferenza del Capo dello Stato nei confronti dell’indirizzo politico di maggioranza.
Se ci si chiede chi ha vinto in questa battaglia, se il Conte di Savona o il Matto (nel senso dei tarocchi) del Quirinale, probabilmente ha vinto il Conte di Savona.
Il rimpasto sposta Savona dal ministero dell’economia a quello degli affari comunitari, ma lo lascia in consiglio dei ministri, in un ruolo chiave per la posizione del paese rispetto all’Europa.
Non è venuto meno l’antieuropeismo del ministro Savona e non è venuta meno neppure la sua capacità di concorrere a determinare l’indirizzo politico governativo assumendosene la responsabilità, come ministro responsabile per le politiche europee e come membro di un governo sovranista.
Mattarella non è riuscito a bloccare il contratto di governo ed è stato costretto a dare il proprio via libera, riconoscendo che i gruppi parlamentari a carattere populista e sovranista fanno parte dell’arco costituzionale e possono formare un governo se hanno la fiducia delle Camere.
Nello stesso tempo, però, ha dimostrato che la presidenza della Repubblica esiste e può interferire nelle politiche di governo, contenendone gli estremismi, ma anche che non vi è alcuno spazio per una sorta di conventio ad excludendum nei confronti dei partiti rappresentati da Salvini e Di Maio.
Il via libera di Matterella al governo Conte è stato pagato con il riconoscimento da parte di questo governo dell’influenza del Presidente della Repubblica sulla sua azione.
3 – Quando la Costituzione aveva poco meno di dieci anni, Gronchi è salito al Quirinale pronunciando un discorso molto significativo.
Il discorso di un politico democristiano, compagno di lotte di Sturzo, ma che era stato eletto con una larga maggioranza anche di sinistra.
In questo discorso, Gronchi si impegnò ad assicurare l’attuazione della Costituzione, attraverso la Corte costituzionale, le regioni e il Consiglio superiore della magistratura, ma anche a favorire la partecipazione dei lavoratori alla vita pubblica: Io posso perciò riferirmi soprattutto a quelle classi lavoratrici e quei ceti medi che il suffragio universale ha condotto sino alle soglie dell’edificio dello Stato senza introdurle effettivamente dove si esercita la direzione politica di questo. Io credo che a soddisfare questa esigenza non si giunga se non attraverso il riconoscimento concreto dei nuovi diritti e della nuova posizione del lavoratore, della trasformazione, sia pur graduale ma sostanziale ed effettiva dei rapporti fra i ceti e le classi che debbono cooperare al comune benessere economico e civile (dal messaggio di insediamento di Gronchi dell’11 maggio 1955).
Con il governo Zoli, Gronchi favorì la costruzione di un monocolore democristiano senza maggioranza precostituita che ha rappresentato un passaggio fondamentale nel coinvolgimento delle sinistre nell’azione di governo.
Lo nota Sturzo nel suo discorso al Senato del 27 giugno 1957, sottolineando le forzature che la formazione di questo governo aveva avuto per la posizione di reciproca autonomia che dovrebbe caratterizzare Capo dello Stato e Presidente del Consiglio, riservando al secondo la definizione della politica generale dello Stato (Atti Senato, II Legislatura, part. 22312), e al primo il solo compito di favorire la formazione del Governo, individuando il Presidente del Consiglio.
Questa è la prassi che Matterella, dopo sessant’anni, ha fatto propria, in un momento altrettanto delicato: la seconda legislatura è quella in cui la Democrazia Cristiana e i suoi partiti satellite non riuscirono a trovare la maggioranza necessaria per ottenere il premio previsto dalla cd. legge truffa. E’ la legislatura in cui si afferma Fanfani e Moro inizia la propria ascesa.
Il discorso di Gronchi e la sua forza politicamente dirompente si giustificarono perché era necessario evitare che il testo costituzionale restasse lettera morta, ma anche usare il principio maggioritario in termini inclusivi.
4 – Forse si potrà dire lo stesso di Mattarella.
Di fatto, si può dire che il suo veto non è stato per niente lineare rispetto alle prassi e alle convenzioni costituzionali. Si può anche dire che se è servito solo a spostare Savona dal ministero dell’economia a quello degli affari europei, non ha avuto un impatto particolarmente significativo sul contratto di governo.
Ma, più probabilmente, è servito a dire che le forze sovraniste e populiste che hanno conquistato la maggioranza parlamentare si devono confrontare con il Capo dello Stato nella direzione politica della nazione, il quale è costretto dalla Costituzione materiale a trasformare gli indirizzi di politica generale che si sono consolidati in settant’anni in indirizzo politico costituzionale e quindi in vincoli per l’azione governativa.
Un Governo come questo, però, può avere tutti i ministeri ma manca del Presidente del Consiglio.