The big [data] bank robbery (A proposito di chi racconta le storie che non sono mai avvenute)
1 – Edward Snowden intorno a giugno ha iniziato le rivelazioni che avrebbero condotto all’affaire Prism. Sono state pubblicate sul Washington Post e sul New York Times. In Italia, Internazionale ha dedicato alla vicenda un numero pressoché monografico (1004, 14/20 giugno 2013).
La questione Prism è piuttosto complicata e decisamente inquietante.
Questo programma consente alla National Security Agency di duplicare tutto il traffico dati che viene smistato negli Stati Uniti, e quindi anche una mail fra due punti terminali in Italia ma che passa attraverso un server negli USA, e, quindi, di leggere questo traffico attraverso un prisma (prism, appunto) che permette di individuare le informazioni rilevanti.
Quando un messaggio è considerato rilevante, la NSA può chiedere – e ha il diritto di ottenere dal service provider – ogni informazione e dato in suo possesso, compreso l’insieme delle cartelle di posta, l’agenda, la rubrica del sospettato e di ricostruire tutto il suo network di relazioni.
E questo vale per Google, Facebook, Aol, Microsoft, etc., ovvero per i service provider che interconnettono il mondo…
2 – La questione è emersa grazie ad una fuga di notizie seguita da uno scandalo giornalistico alla fine della primavera 2013 e ne sono stati immediatamente chiari i confini, sia nel senso che non vi sono confini alle attività svolte dalla NSA con la collaborazione spontanea dei provider internet che risiedono negli Stati Uniti, sia che vi erano coinvolti i cittadini di tutto il mondo che si avvalevano dei principali strumenti che la rete offre per interconnettersi.
Stupisce quindi lo sdegno autunnale di Francia o del nostro garante della Privacy.
E’ da tempo che il Guardian ha pubblicato queste dichiarazioni ufficiali di Clapper (8 giugno 2013) ed ha dato ampio risalto a un keynote in cui il funzionamento di prism era spiegato agli utenti della NSA:
“Information collected under this program is among the most important and valuable intelligence information we collect, and is used to protect our nation from a wide variety of threats,” Clapper said. He acknowledged that Section 702 of the Foreign Intelligence Surveillance Act was being used to “facilitate the acquisition of foreign intelligence information”. A secret 41-slide PowerPoint presentation obtained by the Guardian says that the information can be collected “directly from the servers” through the Prism system. The technology companies denied that direct access to servers was possible in this way, but they admitted complying with legal orders to turn over information. Clapper attacked the disclosure as “reprehensible” for risking “important protections for the security of Americans”.
Che oggi si gridi allo scandalo pare piuttosto sconcertante.
Lo scandalo esiste da tempo e non solo esiste da tempo ma ripete in termini sostanzialmente identici due altri scandali che si sono verificati dopo la proclamazione della guerra contro il terrorismo da parte della Amministrazione Bush: l’affare Swift, in cui sempre il Washington Post e il New York Times rivelarono che tutte le transazioni bancarie erano trasmesse al Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti per gli opportuni accertamenti, e l’affare PNR (Passanger Name Records), in cui siamo venuti a sapere che la polizia di frontiera degli Stati Uniti ottiene dalle compagnie aeree i dati di tutti i passeggeri in volo sopra gli Stati Uniti.
In entrambi i casi, l’Unione Europea ha gridato allo scandalo e gli Stati Uniti hanno presentato le loro scuse, garantendo accesso a questi programmi.
Adesso, succede, per la terza volta, e con un terzo presidente, le cui scuse pare arrivino fino alla testa di Clapper, forse per non essere riuscito a mantenere segreto il programma, non certo per averlo posto in essere con il consenso sia del Presidente che della Commissione del Senato per la guerra contro il terrorismo.
3 – Il vero punto che merita di essere discusso, però, è un altro e riguarda da vicino il contenuto essenziale delle libertà costituzionali, ben oltre la privacy e dentro il concetto stesso di cittadinanza.
Prism, Swift e PNR hanno in comune di essere strumenti di spionaggio, intelligence, se si preferisce, di massa.
Colpiscono un numero indiscriminato di individui e li pongono sotto sorveglianza finché non emergono attraverso un’attività di ricerca che non a caso è chiamata data mining dei dati che accomunano due persone e consentono di creare delle relazioni con una terza persona ritenuta pericolosa: ho viaggiato sullo stesso aereo di una persona che a sua volta aveva viaggiato sullo stesso aereo con un terrorista e così via.
Le relazioni consentono di mettere in piedi attività mirate di intelligence e di giungere a scoprire quelle storie che non saranno mai raccontate con cui Clapper ha poeticamente definito la propria area di competenza.
Tutto questo significa che siamo tutti sorvegliati e non possiamo esserne stupiti: il 1984 è passato da trent’anni…
Ma significa anche un altra cosa, che è quello che indigna i cultori della privacy, che nessuno di noi è davvero mai solo, che il contenuto di tutte le libertà è profondamente cambiato perché le libertà sono esercitate nella consapevolezza di essere osservati, nella opaca consapevolezza che la sorveglianza è costante e questo ne cambia l’estensione, ne modifica il contenuto ed il senso.
Anche questo, in fondo, lo sappiamo da tempo e, forse, la questione, il problema è esattamente questo: nessun cittadino negli Stati Uniti è imbarazzato dalle attività della NSA. Non ne erano a conoscenza, ma adesso che lo sanno, ne sono felici perché grazie a queste attività vi sono delle storie che non possono essere raccontate, storie come quelle dell’11 settembre, della metropolitana di Londra, della stazione di Madrid.
In altre parole, il problema non è che l’essere sorvegliati cambia il senso della libertà, ma che abbiamo consapevolmente rinunciato a essere liberi perché siamo circondati dal terrore, da un terrore non distante da quello che determinò la scomparsa e la sconfitta della Repubblica romana, quando la paura dei Cimbri, la leggenda che le donne li seguissero per mangiare i nemici feriti sul campo di battaglia, spinse la Repubblica a evocare un dittatore, lo zio di Giulio Cesare, che usò non poco la vicenda per portare avanti il suo disegno egemonico.
4 – E’ questo che fa davvero paura: non uno scandalo (il terzo in dieci anni), non il fatto di essere sorvegliati, ma la mutazione della libertà personale che si determina nel momento in cui si rinuncia consapevolmente alla riservatezza.
E la vera paura è che chi racconta di cose che non sono mai avvenute sia semplicemente un bugiardo e un bugiardo che ha bisogno di una forte pressione sulla opinione pubblica: i giorni della big [data] bank robbery sono anche quelli in cui Facebook accetta i video che pubblicano le esecuzioni da parte dei terroristi e gli snuff movies, materiale raccapricciante, che la nuova policy di FB accetta purché siano oggetto di una formale espressione di riprovevolezza.
E’ di questo che parlo in: G.L. Conti, Lotta al terrorismo e patrimonio costituzionale comune, Napoli, Editoriale scientifica, 2013. Senza avere mai immaginato che nel giorno in cui il libro arriva in libreria l’affare Prism sarebbe stato oggetto di rinnovata attenzione.