Il quinto quarto della libertà di espressione: Salvini
1 – Il 20 ottobre 2019, un uomo di colore, probabilmente non in regola sul piano della documentazione amministrativa che ne dovrebbe giustificare la presenza nel nostro paese, ha dato in escandescenze su una strada di Napoli. Si è improvvisato toreador e ha disturbato gli automobilisti di passaggio, nessuno dei quali sembra essersi fermato.
L’uomo di colore non conosceva la Carmen e non ha perciò potuto intonare l’aria del torero Escamillo.
Salvini ha pubblicato il video sul proprio profilo Facebook criticando l’atteggiamento del governo sulla immigrazione con una call to action sul voto umbro di domenica.
I commenti sono stati molti e molto intensi. Molti hanno osservato che quel signore potrebbe essere senza documenti. Altri che la sua previdenza sociale è a carico della collettività mentre lui non pagherà mai le tasse. E così via fino a invitare l’orgoglio napoletano a mettere l’escandescente per orizzontale.
Nessuno ha osservato che il torero era chiaramente fuori di testa, aveva bisogno di aiuto e che l’indifferenza dei passanti lo esasperava.
2 – Il post di Salvini rappresenta un buon punto di vista per riflettere su social media e democrazia al tempo degli unicorni.
Prima di tutto, Salvini ha galvanizzato i propri seguaci parlando al loro ventre, anzi al loro quinto quarto. Lo ha fatto benissimo perché lo sa fare benissimo. I suoi seguaci lo hanno seguito con entusiasmo in un crescendo di invettive sul toreador.
I social media estremizzano gli animi: ciascuno segue i profili e le pagine che si avvicinano di più alle sue emozioni e quando si sviluppa una discussione le posizioni estreme sono solo una tappa verso posizioni più estreme. In un mondo intollerante, vince chi è più intollerante e la temperanza non è una virtù.
Il dialogo della politica non si avvantaggia delle posizioni estreme e la rete dei social media estremizza gli animi. Sono le osservazioni di Sunstein in #Republic.
In secondo luogo, Facebook non ha censurato il post di Salvini malgrado ci sia una violazione palese dei codici di condotta cui gli utenti dovrebbero attenersi.
Perché Facebook, in questo caso, sembra non avere applicato le proprie regole? Il problema della private censorship non è la private censorship ma la sua applicazione obiettivamente omogenea.
E’ possibile discutere a lungo della possibilità di un social media di censurare i contenuti dei propri utenti e del suo fondamento normativo. Probabilmente è ragionevole sostenere che un social media sia una forma associativa di manifestazione del pensiero e che quindi la piattaforma possa definire le regole che i contenuti ospitati devono rispettare.
Queste regole, però, per essere credibili devono essere rispettate sempre e nei confronti dei contenuti pubblicati da chiunque. Non sembra quello che è accaduto con il post di Salvini che ha formato l’occasione per queste righe.
3 – Il rapporto fra social media e democrazia è sempre più intenso: le democrazie contemporanee non riescono a vivere fuori dai social media e i social media rappresentano una risorsa straordinaria per consentire alle democrazie contemporanee di reggere l’impatto dei tempi.
Forse i social media possono fare anche di più: la loro natura globale e la loro capacità pervasiva possono giustificare una posizione obiettiva nei confronti dei contenuti che ospitano. I social media possono dettare una sorta di codice etico globale della comunicazione politica e questo può essere un orizzonte interessante in cui lavorare.
Nello stesso tempo, la dialettica politica per come si svolge sui social media ha un carattere radicale: le posizioni si estremizzano perché chi scrive cerca l’apprezzamento da parte di chi ha già scritto e lo può ottenere solo se si pone sulla sua stessa lunghezza di onda.
Questo fenomeno muta il ruolo che i partiti politici svolgono nella società: non operano come strumenti di intermediazione che costruiscono dei valori con cui è possibile giustificare delle scelte e attraverso questi valori coinvolgono i cittadini nelle scelte della collettività.
Cercano nel quinto quarto del loro elettorato la parte più facile da emozionare e la scatenano e, questo, forse, è davvero pericoloso.