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Il fantasma della legge elettorale

in profstanco / by Gian Luca Conti
21/05/2019

AncoraCalderoli

Il porcellum bis

Una legge elettorale fantasma si aggira fra Montecitorio e il Quirinale.

Il 13 maggio 2019, la Camera dei deputati ha definitivamente approvato il progetto di legge di iniziativa dei senatori Perilli, Calderoli e Patuanelli già approvata dal Senato della Repubblica il 19 febbraio 2019.

Il progetto di legge, non ancora promulgato dal Presidente della Repubblica, ha per oggetto le modifiche al sistema elettorale necessarie per assicurare l’applicabilità del sistema elettorale indipendentemente dal numero dei deputati fissato dall’art. 56, secondo comma, Cost. e dal numero dei senatori di cui all’art. 57, secondo comma, Cost.

Stupisce il silenzio dei giornali, con l’eccezione del Manifesto e di pochi altri, e, almeno per quanto mi è parso di vedere, anche della dottrina.

Eppure la notizia è significativa sia sul piano costituzionale che politico.

Dubbi di costituzionalità

Sul piano costituzionale: la deliberazione legislativa definitivamente approvata dalla Camera il 13 maggio adegua l’attuale sistema elettorale alla possibile revisione costituzionale in punto di numero dei membri del Parlamento (400 deputati e 22 senatori) compiendo una semplice proporzione: la quota proporzionale era rappresentata dai 5/8 dei seggi di ciascuna assemblea, di talché i collegi uninominali diventano sia al Senato che alla Camera, i 3/8 del totale dei seggi da assegnare nella circoscrizione.

Questa operazione non tiene conto, però, del fatto che le leggi elettorali determinano l’esatto peso politico di ciascun membro del Parlamento e, probabilmente, il peso politico dei candidati eletti con il sistema proporzionale non cambia più di tanto. Tuttavia il peso politico dei candidati eletti nei collegi uninominali cambia significativamente, perché sono la metà malcontata di adesso e ciascuno di essi gode, quindi, di un plusvalore in termini di legittimazione politica assai forte.

Nello stesso tempo, per la quota proporzionale, il numero dei seggi condiziona in maniera significativa la possibilità di rappresentare i partiti minori e di consentire un ricambio fra le forze politiche, perché determina una soglia di sbarramento implicita, che peraltro opera in modo diverso a seconda che si adotti il metodo D’Hondt o quello elaborato da Hare.

Sul piano costituzionale, il riferimento numerico alla consistenza dei membri di ciascuna delle due camere può essere considerato un monito al legislatore nel senso che la legge elettorale deve essere considerata un meccanismo per trasformare razionalmente i voti in seggi a partire dal numero dei seggi disponibili.

La modifica del sistema elettorale, che è stata approvata nel silenzio dalla Camere in questo periodo di profonde polemiche fra i patiscenti il contratto di governo, può essere considerata piuttosto discutibile e la Corte costituzionale, che ha abbandonato il tradizionale atteggiamento di riserbo e self restraint nei confronti della legislazione elettorale, potrebbe essere tentata di aggiungere un ulteriore tassello nella propria giurisprudenza in materia di rappresentanza.

Verità politiche

L’aspetto più interessante, però, forse è diverso.

In questi giorni, le cronache politiche ci inseguono con le loro notizie di una crescente polemica fra i due leader che partecipano alla maggioranza politica i quali sarebbero ormai dei separati in casa e si interrogano sul futuro della maggioranza ovvero sulla data delle elezioni anticipate.

La verità sembra essere che le forze politiche attualmente costrette dal contratto di governo oramai pensano seriamente alle elezioni anticipate e le collegano all’approvazione delle riforme costituzionali in punto di riduzione del numero dei parlamentari e di estensione del voto ai diciottenni al Senato (il progetto di legge di iniziativa di Ceccanti, pdl 1647, ha iniziato il proprio cammino nella commissione affari costituzionali della Camera il 14 maggio 2019 e non pare incontrare obiezioni da parte di nessuna forza politica presente in Parlamento).

E’ una congiuntura che aumenta la significatività delle elezioni europee del prossimo 26 maggio: eleggere poco più di settanta membri del Parlamento Europeo con una legge proporzionale non è molto diverso da eleggere duecento senatori che per i cinque ottavi, che corrispondono a centoventicinque, saranno designati con un metodo non molto diverso.

Queste minime osservazioni che a chi scrive sembrano non del tutto irrilevanti sembrano essere completamente sfuggite all’attenzione dell’opinione pubblica e, forse, non è un complotto. E’ semplicemente che la rappresentanza politica e le sue regole sono passate di moda. E’ molto più interessante raccontare il teatrino dei due separati in casa che ogni giorno trovano il modo di litigare platealmente.

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