Salvini e i morti in mare: quando il malox deve essere accanto al telecomando
Salvini difende la politica di blocco navale del suo governo.
Se ci sono meno persone che muoiono in mare, evidentemente la scelta di chiudere i blocchi è ragionevole e sta dando ottimi frutti.
Per molti, la diminuzione dei morti in mare è una notizia falsa, una fake news.
Difficile da verificare e difficile pensare che il ministro dell’interno dica bugie. I ministri dell’interno sono sempre stati famosi per la loro limpida cristallinità, dai tempi di Cossiga e dell’affare Moro e, andando più indietro, le cose, temo, potrebbero dimostrare la continuità di uno stile Viminale che probabilmente perdura dai tempi di Cavour e Ricasoli.
Sul piano costituzionale, la questione evoca l’art. 11, Cost. Ci si può chiedere – ma fortunatamente se lo sta chiedendo il Capo dello Stato – in che misura questa politica rispetti i trattati internazionali stipulati dalla nostra Repubblica.
Tuttavia, la diminuzione dei morti in mare si accompagna all’aumento delle persone che raggiungono i porti libici e vengono trattenute in condizioni disumane, le persone per le quali il mestiere di vivere è mendicare un mozzicone di umanità.
Queste persone non sono diminuite perché nessuna delle piaghe da cui fuggono è stata risolta e tanto l’Italia che gli altri paesi Europei sono troppo impegnate a pensare alla tutela dell’ambiente, se va bene, o alla sicurezza pubblica e ai bisogni sovranisti, se va meno bene ma comunque molto meglio, per occuparsi delle altre sponde del Mediterraneo.
Si può ignorare chi muore di fame e anche chi viene torturato esattamente come si può ignorare una richiesta di aiuto, perfino in mare e perfino quando proviene da un bambino.
Dire che non aiutare è giusto, perché non aiutando si salvano delle vite in mare, però, è diverso. E’ rivendicare un l’ignavia come strumento di propaganda politica, è trasformare una scelta che può anche essere ragionevole se considerata in una ottica di realismo politico in esercizio di filantropia.
Questo disturba. Disturba molto e spinge il ragionamento a un passo ulteriore che riguarda l’essenza del rapporto fiduciario.
La fiducia non è un voto. E’ una immedesimazione. La maggioranza parlamentare esprime la volontà di essere rappresentata da un certo governo perché ritiene che questo governo rappresenti la nazione. La maggioranza del Parlamento, in questo attimo storico, ritiene che per fermare le ondate clandestine ci si debba giustificare, si debba fingere di essere buoni, si debba sostenere un’immagine coerente con la nostra storia di brave persone.
E’ questo che fa rabbia, schifo e malinconia nell’argomento di Salvini e nell’attuale maggioranza parlamentare che non può dire di non condividerlo fino a che non vota una mozione di sfiducia che neppure l’opposizione ha il coraggio di mettere all’ordine del giorno.
Abbiamo ancora tempo prima di allontanare malox e gaviscon dal telecomando.