La neutralità è un mito e i principi sono tiranni
Gli addetti ai lavori, quelli che sanno di cosa si parla, in questi giorni sono affannati intorno al tema della neutralità della rete.
E’ un tema senz’altro di grande interesse.
Un tema che ha agitato il Parlamento Europeo e la Federal Communications Commission e che ha una certa rilevanza anche per la Presidenza italiana del Consiglio.
Neutralità della rete significa, nel prisma utilizzato sinora, che coloro che consentono agli utenti finali della rete di accedere alla rete non possono essere discriminati nell’accesso, ovvero che tutti i dati possono correre lungo le infrastrutture di telecomunicazione senza che il traffico sia regolato dando la precedenza agli uni (tipicamente, le applicazioni maggiormente remunerative: cloud, video in pay per view, etc.) in danno degli altri (tipicamente, skype call, video gratuiti, etc.).
E’ un po’ la questione che è stata sottolineata nel momento in cui youtube ha annunciato l’offerta di un servizio a pagamento e ci si è chiesti se questo servizio a pagamento può andare in danno dell’offerta di servizi gratuiti, ma ad un livello più profondo, al livello dell’uso delle infrastrutture di rete, perché la discriminazione non riguarda l’uso di un servizio da parte degli utenti di questo servizio (questa discriminazione è determinata dalle condizioni di uso del servizio che gli utenti sono chiamati ad accettare) ma l’uso dell’infrastruttura che consente di accedere ai servizi, di talché la discriminazione finisce per andare in danno alla concorrenza, privilegiando alcuni operatori, che possono acquistare il privilegio, in danno di altri.
Ovviamente, in generale, il privilegio del traffico si può ipotizzare che vada a favore degli operatori esistenti e che operi in danno di coloro che intendono entrare sul mercato, perché i primi possono utilizzare la propria forza di mercato per agevolare il traffico degli utenti che accedono ai loro servizi, mentre i secondi devono ancora conquistare questa forza.
Il tema è stato affrontato dalla risoluzione legislativa del Parlamento europeo del 3 aprile 2014 sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che stabilisce misure riguardanti il mercato unico europeo delle comunicazioni elettroniche e per realizzare un continente connesso, recante modifica delle direttive 2002/20/CE, 2002/21/CE e 2002/22/CE e dei regolamenti (CE) n. 1211/2009 e (UE) n. 531/2012 (COM(2013)0627 – C7-0267/2013 – 2013/0309(COD), lungo le seguenti direttrici: (i) il traffico internet deve essere trattato in maniera eguale, senza alcuna discriminazione o interferenza e quindi indipendentemente dalla provenienza, dalla destinazione e dal tipo di servizio utilizzato dal traffico stesso; (ii) la libertà degli utenti di accedere alla rete non può essere ostacolata se non per un limitato numero di esigenze di carattere oggettivo, collegate alla specialità del servizio che pretende, per ragioni di pubblico interesse, un accesso privilegiato; (iii) gli utenti della rete devono essere messi in grado di stipulare accordi con i fornitori del servizio di accesso alla rete per un accesso di elevata qualità quando questo è necessario per accedere a servizi di elevata qualità; (iv) i fornitori di contenuti e servizi possono stipulare accordi con i fornitori di comunicazione elettroniche basati sulla qualità del traffico, purché ciò non sia di ostacolo alla libertà di accesso da parte dei singoli fruitori della rete.
Più complessa la posizione della Presidenza degli Stati Uniti, che è stata esposta in uno statement l’11 novembre 2014 (http://www.whitehouse.gov/net-neutrality#section-spread-the-word): (I) una rete aperta e accessibile è essenziale per la democrazia, sicché non può essere consentito a un soggetto che gestisce l’infrastruttura di definire chi vince e chi perde nella battaglia per il pacchetto più veloce (I believe the FCC should create a new set of rules protecting net neutrality and ensuring that neither the cable company nor the phone company will be able to act as a gatekeeper, restricting what you can do or see online); (II) questo è possibile per mezzo di quattro principi: (a) no blocking; (b) no throttling; (c) increased transparency; (d) no paid prioritization.
In questa impostazione, il tema della net neutrality è collegata al problema della democrazia perché riguarda il modo in cui un cittadino può partecipare alla vita pubblica, da una parte, e, dall’altra parte, come i grandi operatori di comunicazione possono influenzare la vita privata del cittadino per la parte in cui la stessa si afferma e si sviluppa nella rete.
Attualmente, la Presidenza italiana della UE si pone il problema del seguito da dare alla risoluzione del Parlamento che si è rammentata e le voci dicono che sarà un seguito per principi.
Forse, non è una impostazione corretta: i principi sono tiranni, nel senso che un principio non è una norma, è il valore sottostante ad una disposizione. Lo strumento che consente all’interprete di trasformare una disposizione (intesa come espressione grammaticale e sintattica) in una norma (intesa come imperativo in grado di guidare una condotta) rispettando il suo significato e quindi la volontà del legislatore.
I principi, però, senza disposizioni che li accompagnino sono ciechi e impotenti perché le norme sono affidate alla tirannia degli interpreti, ciascuno dei quali opera una interpretazione assiologica dei principi e li trasforma in norme guidato dai propri pregiudizi.
Insomma, i principi non sono norme e non lasciano il diritto nelle maglie di una mite soft law. I principi sono la matrice di un diritto giurisprudenziale in cui la sovranità del giudice si sostituisce alla volontà popolare.
Tutto questo è estremamente pericoloso quando la normazione di una libertà viene affidata a una legislazione per principi, perché la libertà di per sé è il punto di arrivo di una interpretazione per valori in cui i pregiudizi dell’interprete possono essere considerati massimi e massima la capacità di interferire con tali principi da parte degli operatori più capaci sul piano giurisprudenziale di far valere il proprio punto di aggressione.
Da questo punto di vista, una legislazione che tuteli la net neutrality per principi è una legislazione che potrebbe essere favorita dai grandi operatori del mercato, perché lascia alla loro capacità di persuasione una grande libertà di movimento, molta di più di quanta ne avrebbero dinanzi a una legislazione formata di principi che sono stati tradotti in disposizioni da parte del legislatore attraverso una consapevole operazione di sintesi politica.
La vera domanda, però, resta sullo sfondo del discorso che si è svolto sinora.
Questo discorso, si è detto, riguarda la libertà dei pacchetti nella rete.
E’ un discorso che riguarda l’accesso alle infrastrutture di telecomunicazione da parte degli utenti della rete e che non condiziona tale accesso al tipo di servizio o al tipo di contenuto.
Forse, potrebbe essere possibile osservare che se è vero che alcuni utenti della rete si accorgono che il loro accesso alla rete è rallentato quando usano di determinati servizi invece che di altri e questo può essere un problema, poiché discrimina gli utenti di una piattaforma rispetto agli utenti di una piattaforma analoga ma più capace di avere accesso alla rete, questo problema, in fondo, non è molto diverso dal problema dell’accesso alla rete elettrica dei diversi grossisti di energia e la risoluzione del Parlamento UE, in sostanza, non lo tratta molto diversamente.
Diversa invece la considerazione che ha l’eguaglianza fra gli utenti di una stessa piattaforma.
La rete, infatti, non è più la rete delle architetture di rete, è la rete dei grandi fornitori di servizi e qui ci si deve chiedere quanto senso abbia distinguere fra il mercato dei fornitori di servizi e il mercato dei fornitori di connettività.
I fornitori di servizi, dal punto di vista dell’utente finale, sono infatti sempre di più lo strumento di diretto accesso alla rete e, se il problema dell’accesso, è un problema di democrazia, nel duplice senso che si è cercato di evidenziare, questo problema non riguarda soltanto la velocità di un pacchetto all’interno della infrastruttura di telecomunicazione, ma anche la capacità di quel pacchetto di raggiungere gli utenti cui può interessare all’interno della piattaforma di telecomunicazione in cui è ospitato.
In altre parole, e qui non ci sono né norme né principi, il vero nodo della questione, sul piano democratico, non è la velocità dei tweet, ma la selezione di un tweet in termini tali da fargli raggiungere il maggior numero di utenti, il favorire determinati individui a detrimento di altri.
E’ questo che determina il successo o l’insuccesso di un’idea e, più in generale, una dinamica più o meno democratica.