Falchi, colombe e gallinacci
Lo schieramento politico sia di centro destra che di centro sinistra si sta organizzando dividendosi in falchi e colombe.
I falchi di centro destra pretendono una soluzione per l’agibilità politica del loro leader sulla base dell’argomento che se due amici sono in barca e uno dei due butta in mare l’altro, il primo non si può lamentare se la barca sbanda.
I falchi di centro sinistra pretendono che la Giunta delle elezioni si limiti a una presa d’atto della volontà concreta di legge espressa nel senso della incandidabilità del leader della coalizione aggregata ma non alleata.
Le colombe di entrambi gli schieramenti spingono perché la Giunta delle elezioni del Senato rimetta la questione di legittimità costituzionale alla Consulta, affinché vi sia il tempo per rasserenare gli animi.
Si è già scritto quali sono le difficoltà di questa costruzione: non pare a chi scrive né che la Giunta delle elezioni sia il giudice naturale della incandidabilità, né che sia con certezza configurabile come giudice a quo, anche perché manca delle caratteristiche di terzietà che ineriscono necessariamente alla funzione giurisdizionale e che sono presenti, invece, nei collegi arbitrali.
Ma i temi rilevanti sembrano, forse, essere altri due ed entrambi sono collegati ai presupposti in presenza dei quali può essere sollevata una questione di legittimità costituzionale: la rilevanza e la non manifesta infondatezza.
Uno è per le colombe di centro destra e l’altro per quelle di centro sinistra.
Per le colombe di centro destra dovrebbe essere chiaro che rimettere la questione di legittimità significa accettare che la norma che determina la decadenza si applichi nel caso concreto al proprio leader, pena l’irrilevanza della questione.
Un giudice può sollevare la questione di legittimità costituzionale solo delle norme che è chiamato ad applicare e la Corte costituzionale è ferma nel dichiarare inammissibili le questioni sollevate in termini dubitativi.
Di talché, sollevare la questione di legittimità costituzionale significa affidare alla Corte il giudizio sull’agibilità politica del leader di centro destra dando per scontato che se la Corte non interviene a suo favore, questa è segnata.
Per le colombe di centro sinistra, il vero problema è la non manifesta infondatezza: un giudice può sollevare una questione di legittimità costituzionale solo se dubita della legittimità costituzionale delle norme che è chiamato ad applicare.
Ma se questo giudice è il Parlamento, non è più naturale e corretto che la norma ritenuta incostituzionale sia modificata, secondo il modello suggerito da Corte cost. 334/2008, in cui la Corte, come ricorda oggi Pace su Repubblica, ha rifiutato di farsi arbitro, nel caso Englaro, del conflitto fra la Cassazione che riteneva la legge vigente in grado di consentire di porre fine alla vita della signora Englaro e il Parlamento che diceva che in questo modo la Cassazione elaborava una norma di diritto anziché farne applicazione, anche perché il Parlamento poteva modificare la normativa in essere: il Parlamento può in qualsiasi momento adottare una specifica normativa della materia, fondata su adeguati punti di equilibrio fra i fondamentali beni costituzionali coinvolti.
In un certo senso, nella impostazione delle colombe di centro sinistra, il Parlamento dovrebbe prendere atto che di fronte a una normativa della cui costituzionalità dubita, si debba ricorrere alla Corte costituzionale, anziché elaborare una disciplina conforme ai principi costituzionali.
Ma questo significa che il Parlamento viene a confessare di non essere in grado di interpretare la Costituzione in maniera conforme alla Costituzione e quindi, nella sostanza, di svolgere il proprio compito.
Non che non si sapesse, ma dirlo con questa chiarezza, forse, non è proprio di buon gusto.
E’ uno squittire di gallinacci, più che un dialogo fra falchi e colombe.