Grosso guaio a Porceltown (quale legge elettorale per uscire dallo stallo?)
E così, per la seconda volta su tre tornate elettorali, il Porcellum ha determinato la situazione per cui siamo in presenza di maggioranze diverse fra una camera e l’altra: nel 2006 il centrosinistra ebbe la maggioranza al Senato solo grazie alla circoscrizione estero e ai senatori a vita per un soffio, determinando così la creazione di un Vietnam parlamentare permanente, consolidato anche grazie alla compravendita di senatori che le cronache giudiziarie di questi giorni ci stanno svelando.
Per la verità, era successa la stessa cosa pure nel 1994 e nel 1996 sotto l’impero del Mattarellum: nel 1994 Berlusconi ottenne la maggioranza al Senato solo grazie ai senatori a vita e all’uscita dall’aula di alcuni senatori che poco dopo passarono dal Patto Segni, nel quale erano stati eletti, a Forza Italia. Nel 1996 Prodi non aveva la maggioranza alla Camera e poteva governare solo in virtù di un sostanziale appoggio esterno di Rifondazione comunista (peraltro, per poter vincere le elezioni, dovette escogitare il c.d. Patto di desistenza).
Per la seconda volta su tre tornate elettorali, inoltre, il Porcellum ha provocato una distorsione dell’eguaglianza in uscita del voto che continuare a considerare costituzionalmente tollerabile a me pare un tantino miope (e non parlo col senno di poi, avendo argomentato in questo senso già in occasione della prima tornata elettorale, in via meramente ipotetica). Come si può continuare a giustificare il fatto che all’esito di un pareggio elettorale la distribuzione dei seggi sia così sperequata? E, in questa occasione, ciò è ancor più eclatante visto che mentre nel 2006, se non altro, si era prossimi al 50% dei consensi per le due coalizioni, oggi siamo di fronte a tre forze più o meno equivalenti che non raggiungono il 30%.
Già solo queste sommarie constatazioni potrebbero dare materia di riflessione a chi si ostina a considerare compatibile con la Costituzione repubblicana il sistema maggioritario. Una costituzione costruita sul proporzionalismo e sull’eventualità di maggioranze diverse fra le due camere in regime di bicameralismo perfetto non sembra tollerare “innesti maggioritari”, e non può che uscire malconcia, quando non devastata, dopo vent’anni in cui al mantra della governabilità tutto è stato subordinato.
Ma il problema ora è: come uscire da questa situazione?
Riutilizzare il Porcellum per la IV volta non appare davvero possibile. L’esito sarebbe probabilmente molto simile a quello appena verificatosi. E ormai non si può più non tener conto della struttura quanto meno tripolare del nostro sistema politico.
Tornare al Mattarellum potrebbe essere una soluzione un tantino più accettabile, ma non si dimentichi che anche sotto l’impero dello stesso la divergenza di maggioranze fra Camera e Senato era non solo possibile, ma storicamente verificatasi. E che la sovrarappresentazione/sottorappresentazione da maggioritario plurality rende quanto meno necessario il correttivo dell’inserimento del doppio turno in un contesto tripolare come l’attuale, per salvaguardare un minimo le esigenze della rappresentatività.
Tornare al proporzionale sarebbe forse la soluzione più sensata e politicamente e nell’ottica della messa in sicurezza della Costituzione, almeno fino a quando non verranno riformati il bicameralismo perfetto e i quorum di garanzia in un modo capace di sopportare l’innesto di un sistema maggioritario. Se la governabilità non può essere assicurata, almeno che ci sia piena rappresentatività. Se governo di coalizione post elettorale deve tornare a essere (come peraltro sembra essere in ogni sistema parlamentare), almeno che le forze in campo siano rappresentate secondo il loro peso.