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la Costituzione ride, ma è una cosa seria close

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Archive for month: Marzo, 2010

Attentato alla Costituzione

in News / by Gian Luca Conti
26/03/2010

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L'Italia dei valori è dalla parte di chi non si può difendere.
Così l'eufemico Di Pietro in una tranquilla serata di fine marzo.
Una serata che potrebbe essere rammentata per il tentativo di informazione indipendente di Santoro.
Modo interessante di mostrare la possibilità concreta di una disobbedienza civile ad una dittatura strisciante.
Di Pietro, no.
Di Pietro è un tentativo di dittatura nemmeno troppo strisciante.
Di Pietro difende la Costituzione con un italiano da panuozzo molisano.
Ma non è l'italiano che conta.
Contano i concetti: una forma di governo triparitita, con il legislativo, il giudiziario e [pausa da studente che cerca nella memoria un concetto ficcato a forza] l'esecutivo.
La risposta è ben al di sotto della sufficienza: la nostra forma di governo è un insieme di pesi e contrappesi fondato su cinque organi costituzionali che si inquadrano maluccio nella tripartizione di Montescquieu.
Soprattutto fa paura quando chiama il Capo dello Stato Papà.
Spiega che i suoi interventi a margine del decreto legge salva liste non erano un vilipendio del Capo dello Stato.
Erano il grido di un figlio che si sente pretermesso e chiede al padre di intervenire.
In questo modo si giustifica tutto ed il problema della nostra democrazia è che si deve cominciare a non giustificare più nulla.

L’ordinanza invisibile

in News / by Gian Luca Conti
09/03/2010

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Il Tar del Lazio ha respinto l'istanza di sospensione cautelare che accompagnava il ricorso del PdL contro il provvedimento di esclusione della lista di Roma dalle competizioni regionali per il Lazio.
E' una ordinanza cautelare: come tutte le ordinanze cautelari, i presupposti per il loro accoglimento sono due. L'apparente fondatezza del ricorso e l'esistenza di un danno grave ed irreparabile per il ricorrente derivante dalla esecuzione del provvedimento impugnato.
In altre parole, il tempo necessario per ottenere ragione non deve tornare a danno di chi è costretto a percorrere la via giudiziaria per ottenerla.
Il danno grave ed irreparabile per il ricorrente in questo caso è fuori da qualsiasi dubbio: consumate le elezioni, non si può più tornare indietro.
Questo significa che per il Giudice amministrativo di primo grado il ricorso era privo di qualsiasi speranza di fondatezza.
E' possibile affermarlo solo se si ritiene che il decreto legge salva Formigoni non si applichi alle elezioni regionali del Lazio per effetto della diretta applicazione dell'art. 122, primo comma, Cost.
Affermazione discutibile molto discutibile: il decreto legge pone una disciplina di interpretazione autentica dai tratti fortemente innovativi e perciò è possibile sostenere che lo stesso costituisca un nuovo elemento della disciplina elettorale nazionale che, in quanto tale, si impone alle regioni per effetto del principio di completezza ordinamentale che governa la materia elettorale (Corte cost. 19 gennaio 2007, n. 2).
Soprattutto è una affermazione irragionevole: il decreto legge emanato per salvare Formigoni e Polverini è una norma che costituisce una sicura invasione delle competenze regionali come fissate dall'art. 122, primo comma, Cost., sicché il giudice della sua costituzionalità è la Corte costituzionale e non il Tar del Lazio.
Sotto questo aspetto, il Tar del Lazio non ha difeso la Costituzione.
Ha violato il canone di unicità della giurisdizione costituzionale, che è uno dei valori su cui la Costituzione si fonda.

Una democrazia da polmone di acciaio

in News / by Gian Luca Conti
06/03/2010

NapolitanoL'interpretazione autentica è un tema classico da costituzionalisti.
Le leggi di interpretazione autentica segnano una notevole frizione nei rapporti fra potere legislativo e magistratura, perché il potere legislativo sottrae al potere giudiziario l'interpretazione della legge, indicando quale fra le norme che possono essere astrattamente ricavate da una disposizione deve essere scelta.
Il giudice non è più soggetto soltanto alla legge, ma alla legge come interpretata dal Parlamento.
I decreti legge di interpretazione autentica segnano una frizione in più perché la pressione che il potere legislativo intende esercitare sul potere giudiziario è urgente, è caratterizzata dalla straordinaria necessità di intervenire, come accade nel caso di una catastrofe o di un assedio.
In questo caso, il potere legislativo è intervenuto sui Tar del Lazio e della Lombardia indicando come debbono essere interpretate le disposizioni in punto di presentazione delle liste e di autentificazione delle firme che accompagnano una lista.
E' anche intervenuto sulla materia elettorale, violando apertamente l'art. 15, secondo comma, lett. b), legge 400 del 1988, che vieta l'uso del decreto legge per modificare le norme in materia di elezioni: il Governo è espressione della maggioranza e non può cambiare le regole che trasformano i voti in seggi senza confrontarsi con le minoranze.
Il decreto legge di interpretazione autentica, infine, è naturalmente retroattivo, perché si dice come una determinata disposizione deve essere applicata ad un caso che è già accaduto, con un evidente stravolgimento delle regole proprie dello Stato di diritto (così, da ultimo Corte cost. 283 del 2009).
Tutte chiacchiere.
Chiacchiere di costituzionalisti annoiati.
Sul piano della sostanza, il decreto legge firmato da Napolitano equivale ad affidare lo svolgimento delle elezioni a Bertolaso.
Ancora una volta, potrebbe, con qualche acrobazia, intervenire la Corte costituzionale, ma il gioco della democrazia per funzionare può avere bisogno di un intervento fisiologico del Giudice delle leggi?
E' una democrazia nel polmone di acciaio quella che funziona solo grazie al costante intervento del suo medico.
Forse non è questa la democrazia che si meritano gli italiani.
Forse.

Gentiluomini nella polvere

in News / by Gian Luca Conti
05/03/2010

S.C. with Gent-1Non è facile comprendere il thriller delle elezioni in Lazio e Lombardia.
Si fronteggiano due filoni di pensiero: Ci può essere democrazia senza regole? è il primo e Ci può essere democrazia senza che il partito di maggioranza relativa possa partecipare ad una competizione elettorale? è il secondo.
Le regole elettorali sono estremamente complesse e spesse volte ferraginose.
L'idea da cui scaturiscono è che servono ad assicurare l'esatta parità di tutte le forze in campo nelle votazioni.
E' una regola che si fonda su di un assunto: prima delle votazioni, non ha ancora vinto nessuno, sicché tutte le formazioni politiche devono essere poste sullo stesso piano.
Questa regola, ma soprattutto il suo presupposto che è uno dei fondamenti della democrazia, adesso viene posta in discussione e questo è preoccupante.
Altra e diversa questione riguarda il valore delle singole regole poste a pena di esclusione: sono norme che devono essere interpretate in termini tali da impedire che l'esclusione dalla competizione elettorale possa derivare da una semplice omissione burocratica, da un adempimento che non ha nessuno scopo sostanziale, come è nel caso in cui manchi il timbro che certifica l'identità di chi ha autenticato la firma ma questa identità possa essere comunque desunta in termini univoci da altri elementi.
Questo è il compito della magistratura, cui spetta di verificare il corretto operato della amministrazione.
Se ne occupa però un giudice strano: il giudice amministrativo, il Tar del Lazio per la Polverini ed il Tar Lombardia per Formigoni.
Se ne occupa un giudice che in questi giorni sta perdendo molta della sua legittimazione, perché sono uscite sulla stampa le intercettazioni di uno dei massimi magistrati amministrativi, già presidente del Tar Lazio e adesso presidente del Consiglio di Stato, che mostra convivialità con il gentiluomo Balducci al quale anticipa l'esito di un giudizio potenzialmente pregiudizievole per gli interessi della compagine di affari di cui questi sembrerebbe fare parte.
E' difficile non pensare che la polvere di Balducci copra anche il giudizio sulla ammissione del listino della Polverini.
E' difficile non collegare le due notizie osservando una naturale convivialità fra la magistratura amministrativa ed il potere amministrativamente politico, quel potere esercitato da chi ha promesso alla Polverini tutto il suo appoggio.
Parlare di appoggi quando si è dinanzi al giudice fa sempre venire dei sospetti.
Quei sospetti che in questo momento sarebbe molto opportuno che non vi potessero essere.

Same sex marriage (Simpatica come un carciofo nel culo)

in News / by Gian Luca Conti
01/03/2010

Screen shot 2010-03-01 at 10.41.08 AMFerrara, convegno di costituzionalisti.
Di dubbio buon gusto, ma tradizionale: un seminario preventivo di costituzionalità.
Come dire: di solito, si aspettano le decisioni del giudice costituzionale per criticarle. In questo caso, si anticipano in modo da prospettare alla Corte i modelli argomentativi che si ritiene debba seguire.
Tema molto divertente dal punto di vista costituzionale: il divieto di matrimonio omosessuale.
Tema anche molto complicato.
Si può dubitare che esista un divieto di matrimonio omosessuale a legislazione vigente e comunque i parametri costituzionali in materia di eguaglianza, diritti dei diversi, famiglia sono quanto mai scivolosi, soprattutto se interpretati come tessere di un disegno unitario.
L’assise non è di costituzionalisti.
Non si sente il solito odore di commentari alla costituente e di polvere giurisprudenziale.
L’assemblea è coperta di una notevole coltre di omosessuali militanti, transessuali, transgender e quant’altro una liquida costruzione della propria sessualità consente di inventare.
Prende la parola il nonno del prof. Scaccabarozzi, che non è suo nonno, naturalmente, anzi è di una decina di anni più giovane, ma si comporta, si veste e parla come se fosse sull’orlo di quel rogo che è il pensionamento dell’ordinario.
Prende la parola con il solito vestito blu di sartoria e l’aria fra l’Opus Dei e la Rezione Cattolica.
Sostiene una tesi piuttosto discutibile: la formula per cui la famiglia è una società naturale fondata sul matrimonio presente nell’art. 29, Cost. significherebbe che il lemma "famiglia" deve essere interpretato con riferimento al suo contenuto naturale e questo contenuto sarebbero le radici millenarie e cristiane della nostra civiltà.
Bordata di sommesse critiche con il consueto aplomb accademico, sino all’assalto all’arma bianca della lesbica militante.
Brutta come solo una donna che non vuole esserlo sa essere, sale al pulpito spostandosi il cavallo dei pantaloni alla maniera di un terzino maleducato che si sposta il membro in barriera:
–> Io, non sono un’accademica ma vorrei chiedere al prof. Nonno_di_Scaccabarozzi se ha una figlia …
[Risponde di si]
–> Perché se ha una figlia, io gli auguro che questa si innamori di un clochard e vorrei sapere se è meglio il matrimonio con un clochard o con un’altra donna, magari pulita e di buona famiglia
[Ovazioni dal settore omosessuale, dignitoso silenzio del settore accademico]
Certi omosessuali sono il vero argomento contro una maggiore tutela dei loro diritti.
Il prof. Nonno_di_Scaccabarozzi era molto discutibile, ma non meritava la gogna.
Soprattutto la gogna di chi chiede di non essere messo alla gogna.

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