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Archive for month: Settembre, 2009

Elegie geriatriche

in News / by Gian Luca Conti
16/09/2009

silvio-berlusconi-vespa
Il cd. Salotto di Vespa, ieri, ha suscitato molte polemiche.
La Stampa, quotidiano negli ultimi tempi non lontano da una linea di fiancheggiamento esterno nei confronti del governo, si è pronunciato con un editoriale di Mattia Feltri (Lo show senza concorrenza), in cui Berlusconi viene paragonato a Leopoldo Fregoli.
A Fregoli, il Berlusconi di Vespa assomiglia molto: sia per la totale assenza di una personalità propria (è ingegnere, architetto, giardiniere, imprenditore, etc.), sia soprattutto per quel viso da burattino invecchiato che fa ridere piangendo.
Ieri, la Repubblica di D’Avanzo si poneva in chiave timidamente speranzosa. Immaginava lo show di Berlusconi come l’estremo vaneggiare di un dittatore sulla via del tramonto. Molto Idi Amin o Bokassa.
E’ una tesi pericolosa: Berlusconi non è affatto sulla via del tramonto. La sua faccia da Fregoli animato Pixar appare sempre più intramontabile e, soprattutto, poche cose sono più pericolose degli estremi singulti di un leader populista.
Il "tramonto" di Berlusconi è l’elegia del miglior Presidente del Consiglio degli ultimi 150 anni, di un uomo che non considera necessaria la democrazia interna al proprio partito, perché il partito è un comitato elettorale e il comitato elettorale non risponde ai propri soci secondo lo schema della rappresentanza popolare, ma secondo il modello della "democrazia assembleare" tipica delle società per azioni.
Ci si deve domandare che cosa significa essere il miglior presidente del Consiglio dei Ministri degli ultimi centocinquanta anni. Perché Berlusconi si pone a paragone con De Gasperis (in realtà, il vero confronto lo dovrebbe cercare con Cavour o con Ricasoli). Perché sia difficile, sul piano logico e costituzionale, paragonare le dinamiche di Berlusconi con Zoli, Rumor, Colombo, Fanfani, Andreotti, Leone, etc. Perché l’unico paragone vero che può venire in mente, a parte De Gasperis, che c’entra davvero poco, è il Craxi della riforma dei Patti Lateranensi, piuttosto che il ferreo modo di condurre gli affari di governo imposto dalla dura onestà di Crispi.
Si tratta, però, di dinamiche estranee alla logica degli equilibri repubblicani, in cui il Presidente del Consiglio dovrebbe essere un primus inter pares, la cui autorità non si pone sul piano personale, ma nella attenta capacità di coordinare un’azione di governo efficace perché coesa.
Questa trasformazione del Presidente del Consiglio è il vero miraggio delle elegie geriatriche ed è una configurazione non lontana dai programmi istituzionali della nascente "corrente di Montecitorio", che non è una fronda, come sembra apparire allo smarrimento del Partito Democratico, ma la leva di una pericolosa manovra a tenaglia.
Il corpo elettorale potrebbe difendere la Costituzione esercitando la chimera del diritto di resistenza, ma un popolo che guarda un Fregoli farsi Caligola senza incazzarsi di brutto dà poche speranze.

La politica di classe

in News / by Gian Luca Conti
15/09/2009

GelminiL’attuale ministro per l’istruzione, l’università e la ricerca scientifica ha ammonito gli insegnanti a tenersi lontani dalla politica.
Il concetto è banale: la formazione dei giovani virgulti non deve minare la loro libertà di coscienza.
E’ un modello ipocrita.
La scuola è naturalmente politica, nel senso che inevitabilmente forma e modella un determinato modo di vedere la realtà delle cose da parte di chi la frequenta.
E’ anche un modello incostituzionale: per l’art. 33, primo comma, Cost., l’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento.
Nella relazione di Marchesi alla Prima Sottocommissione, la libertà dell’insegnamento viene collegata alla laicità dello Stato e quindi alla stessa struttura democratica della repubblica.
Questa struttura viene meno se si impone all’arte e alla scienza di derivare in purezza dai propri capisaldi che non esistono senza i pregiudizi ideologici di chi insegna.
Solo il dominio dello Stato sui libri di testo, solo una cultura di Stato consente alla scuola di non essere politicamente in mano agli insegnanti.
Io non sono in grado di preparare il mio corso di diritto costituzionale senza essere influenzato da un preciso modo di collegare forma di governo e forma di Stato all’interno di un modello politico.
Ma la stessa cosa deve essere predicata a proposito del modo in cui l’asilo nido insegna a cantare o l’insegnante di greco in un liceo classico sceglie i testi da tradurre.
Tutto questo è molto banale.
Talmente banale che ci si deve chiedere che cosa la ministra Gelmini abbia inteso dire e, forse, in un momento di feroce discussione sia sulla riforma del lavoro scolastico che dell’accesso alla carriera accademica, il vero significato delle sue parole riguarda i sindacati, la loro forza politica e suona come una minaccia nei confronti degli insegnanti che possono essere più attenti alla difesa delle proprie prerogative.
Difesa, dice la ministra, che sarà considerata un atto politico e quindi un comportamento incompatibile con la dignità dell’insegnamento.

Forse no

in News / by Gian Luca Conti
03/09/2009

vignetta-costituzione-berlusconiBerlusconi ha citato in giudizio L’Unità e La Repubblica, ritenendo l’esposizione delle sue presunte frequentazioni femminili lesiva della propria dignità.
Gli intellettuali hanno fatto quadrato intorno ai due giornali.
Affermando che la loro citazione in giudizio sarebbe un grave attentato alla libertà di stampa.
Forse no.
La libertà di stampa incontra dei limiti costituzionali piuttosto significativi quando ha a che vedere con la vita privata delle persone.
Berlusconi ha il pieno diritto a adire un giudice per sentire se questi limiti sono stati rispettati.
E’ un diritto tutelato dalla Costituzione, esattamente come la libertà di stampa: Tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti ed interessi legittimi.
Un diritto sacrosanto e tipico di ogni Stato di diritto.
Non sembra davvero giusto negare al cittadino Berlusconi la possibilità di avere giustizia, se vi ha diritto, esattamente come qualsiasi altro cittadino.
Negare questo diritto significherebbe ammettere che la giustizia in Italia è una giustizia politica e questo, sia pure con tutte le problematiche che caratterizzano il funzionamento dell’ordine giudiziario, non sembra davvero possibile.
Parlare di fascismo a proposito di una citazione in giudizio non è bello.
Il fascismo agiva sulla stampa attraverso la necessaria iscrizione dei giornalisti al partito nazionale fascista, la censura preventiva, la centralizzazione della produzione delle notizie nella agenzia Stefani.
Non certo rivolgendosi alla magistratura per sapere se l’articolo apparso su quel determinato quotidiano era o meno lesivo della dignità del Primo Ministro.
Sotto questo aspetto, Berlusconi si comporta esattamente come Max Mosley e chiede alla magistratura di stabilire se la sua dignità è stata lesa.
Sta alla magistratura adesso dare una risposta seria alla domanda di giustizia del cittadino Berlusconi.
Ma c’è anche un altra domanda a cui la magistratura dovrebbe dare una risposta.
Gli scandali sessuali, veri o presunti, del Capo del Governo hanno incrinato il prestigio del Governo ed il prestigio del Governo è tutelato dall’art. 290 del Codice Penale: Chiunque pubblicamente vilipende la Repubblica, le Assemblee legislative o una di queste, ovvero il Governo o la Corte Costituzionale o l’ordine giudiziario, è punito con la multa da euro 1.000 a euro 5.000.
Questo è il vero problema, anche se in questa fattispecie il soggetto attivo della condotta criminosa sembra essere lo stesso Capo del Governo, che con le sue feste e le sue frequentazioni ha pregiudicato il senso dello Stato ed il suo prestigio interno e internazionale.
I giornali accusati non dovrebbero, forse, lamentarsi di una citazione in giudizio con cui il cittadino Berlusconi intende tutelare i propri diritti.
Dovrebbero presentare un esposto perché il Primo Ministro Berlusconi sia costretto a rispondere delle sue azioni.
In questo modo, la pregiudiziale penale bloccherebbe l’azione civile e Berlusconi sarebbe costretto a rinunciare all’ombrello del Lodo Alfano.

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